mercoledì 3 ottobre 2018

La vita va


Caro blog sono dentro ad un frullatore impazzito, vi sono calato dentro allorché mio padre ha incontrato la difficoltà primaria della vita, la malattia: subdola e silente, sfociata in un ictus dalle conseguenze ancora inimmaginabili. Parla però, e per fortuna, il roccioso babbo, riuscendo persino a scherzarvici sopra. Un uragano di potente antidoto contro le mie paure, i pensieri pregni di ineluttabilità. 
Già il frullatore! Coacervo di sentimenti mescolati a sensazioni, a pensieri più o meno logici, a volte illogici, il futuro ristretto ad uno stanzino per di più scarno e freddo, l'amore e la tenerezza, il risveglio e la presa di coscienza del senso della vita, del suo inizio, del suo sbadigliante prosieguo, le occasioni perdute, quelle ritrovate, la sua presenza nella vita, il diamante incastonato nel mio cuore per sempre, lo sguardo, gli sguardi di ieri, i dolori arrecati e le gioie ricevute, il sogno di saperlo felice, i suoi dubbi, le ansie, gli scontri, gli abbracci, l'affidamento, la preziosità delle sue parole, parla ancora il leone, il libro e le poche pagine ancora da leggervi, che se sono zeppe e scritte in piccoli caratteri possono forse bastare per continuare a viverlo, ad assaporarne le preziosità, che sono certo sono ovunque, in chiunque, a volte però celate da differenze di livelli sociali, da grettezze umane figlie di quel pensiero sovrano, scatenato e diretto dal lucro. 
Lo vedo ora che, forse, si sta sparecchiando: come un calesse lento ma affascinante, che mi ha portato fin qui, sulle ali di una favola che vorrei non terminasse mai, un dedalo di ricordi mai come ora lucenti e vincenti su ciò che diverrà. 
Ho avuto la fortuna di vederlo canuto, debole fino all'indifeso, lo contemplo oggi nell'ergersi roccioso sulla debolezza, comune ad ogni essere, granito monito per chi ancora possiede la fortuna di decidere dove e come camminare, in autonomia. 
Lo ammiro nel suo candore, nella fermezza di non retrocedere davanti a nulla, contemplo la sua incessante capacità di rialzarsi, di scrollarsi polveri scaturenti da un ciclo biologico freddo e glaciale, il suo incrollabile e ponderato motivo intellettivo proteso non già all'oggi quanto al domani, davvero sempre più misterioso. 
Spuntano pure dardi di fede in questa mescolanza di effluvi, riuniti come in un mazzo di fiori campestri dalla madre di tutte le frasi gocciolanti serenità, quel "sia fatta la tua volontà" che ritengo tanto saggia e vera perché scritta e sancita pure in natura, celata dal ritorno del tutto nella smaterializzazione e nella ri-aggregazione dei composti chimici, uguali a quelli delle stelle.
Rimorsi per fortuna ne ho pochi, il forziere è zeppo dei tanti cammei donatimi dalla sua effervescente vita. 
Il continuare, l'avvenire, non sono nelle nostre mani, troppo impegnate sin d'ora a sostenerci, inspiegabilmente, a vicenda.   

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