martedì 24 luglio 2018

Niente foto, solo emozioni


Basta selfie, pose, inquadrature al tramonto, basta primi piani, artistiche riprese di bellezze nostrane! 
Occorre far galoppare la fantasia, rincorrere il dettaglio descrittivo verbale. Perché continuare a scattare, a perdersi la diretta di qualsiasi avvenimento con il motivo a volte demenziale di "avere un ricordo da sfogliare a casa, magari d'autunno, soli, senza beltà attorno, ritrovandosi a frinire, lacrimando, su attimi sfuggiti?"
Cercherò di autolimitarmi l'immagine, lasciando alla mia memoria, già imbolsita, di rinvangare attimi, emozioni papillari, profumi scorrazzanti in sinapsi. E se un giorno me li dimenticherò, pazienza! M'innervosisco infatti a vedere attorno a me tantissimi miei simili inforcare lo smartphone per immagazzinare immagini levando alla diretta, all'emozione dell'attimo, la fragranza propria del vivere un qualsiasi momento confezionato dal presente già storia, come un piatto speciale da consumare nel confine-istante, vacillante verso i ricordi. 
E allora vi trasmetto foto-mnemoniche della breve vacanza in Puglia: due signore in una spiaggia libera del Salento, avvolte da un mini ombrellone, chinate quasi sull'arenile: una sensazione di tristezza perché stavano quasi aggrappate l'un l'altra, in quello spazio-ospizio, in silenzio, attendendo chissà cosa, sguardi lontani, forse erano madre e figlia, mai una parola tra loro, solo la costante ricerca dell'ombra, una sorta di eliofobia esasperata. Tristezza nel ricordarle: il mini ombrellone, quasi ombrellino, sarà stato alto non più di un metro e mezzo, di tonalità azzurro grigio; le due donne non erano completamente in costume, avevano dei camicioni di cotone celanti i loro corpi logori; sono stato su quella spiaggia per almeno un'ora e mezza: mai viste scambiarsi un cenno, un commento, una parola a mezz'aria. Parevano costrette da chissà chi a rimanere in quella sofferenza, i loro volti erano maschere di cera, gli occhi puntavano verso l'infinito nell'attesa di qualcosa che gli fremesse le ciglia, di un diversivo mai arrivato, almeno sino a quel momento. Ogni tanto la più anziana cambiava posizione, rimanendo magistralmente dentro l'elisse d'ombra, che il moto del sole striminziva in continuazione, quasi avesse raccolto la sfida. Non guardavano nulla accanto a loro, quasi smaniavano nella speranza che l'orologio accelerasse sfidando leggi fisiche. Intorno la vita di spiaggia si srotolava senza alcun cenno di attenzione verso questa eclatante sofferenza.    

(1-Continua)

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