mercoledì 6 giugno 2018

Oliofobia


Patacche, padelle, schizzi: di tutto m'arriva sugli indumenti in questi tempi particolarmente iellati, quasi mi fossi trasformato in una calamita per olio e, pur attuando le dovute cautele, l'unto mi abbraccia non appena scoperto il primo pertugio utile: al bar al mattino allorché lo scellerato fornaio consegna una focaccia pregna, più unta di Anzaldi, con l'olio che riempie le fossette tipiche del farinaceo e che, per noncuranza, mi cospargo sull'intonsa maglietta, maledicendo dei ed olimpo, oppure a pranzo con la temibilissima insalata che condisco con una cautela maggiore di colui che, atterrando all'aeroporto di Tel Aviv, faccia Rohani di cognome. Le particelle d'olio uscenti dall'ampolla, cadendo sulla lattuga, inspiegabilmente rimbalzano per atterrare sul mio indumento, formando a volte dei simpatici disegni naif. 
A volte lo schizzo è tanto largo, tanto eclatante che a prima vista presumo essere macchia d'acqua, ossia l’ultima speranza, il lumicino fumigante la quale però, rimanendo intonsa ed immota con il passar del tempo, mi raggela oltremodo, aggredendomi l'inconscio per il temuto ed eclatante verdetto oliante. 
Riesco in un pranzo a raccogliere vari tipi di padelle, al punto di aver compilato un breve campionario:

La Schizzata Oliforme: classica delle verdure, si configura come una mini galassia con una serie puntiforme che può variare da tre a dieci componenti; si verifica allorché la foglia d'insalata inforcata con la posata è in parte trattenuta sotto da altri ortaggi presenti nell'insalatiera; la repentina innalzata verso la bocca provoca un tremolio generante la micidiale macchia a pois. Altra fonte è il cavolo con patate per la conformazione della foglia che trattiene una grande quantità di condimento. 

La Gittata: senza scusanti, catastrofica, crea una specie di isolotto nel tessuto che solo una lavatura con prodotti industriali altamente tossici ed inquinanti riuscirà, forse, a smacchiare. Getta nello sconforto il possessore, il quale ricorre al metodo dell'acqua frizzante, utile come una prolusione del dott. Bertone, che è anche cardinale, sull'amore per la povertà evangelica. Si verifica quando la disattenzione, per presenza di gnocca al desco o per rottura di un ponte dentario, la fa da padrona. Generalmente è seguita da un'impercettibile imprecazione, con contorno speranzoso del fatto che gli astanti non si siano accorti della stordente calamità. Conseguentemente all'avvenimento incidentale, il malcapitato si alza da tavola chiedendo la locazione del bagno e la ripulitura con acqua, danno irreparabile, bagnante la camicia, richiede molto tempo per l’asciugatura, tanto che nelle cervici dei compagni di desco s'insuffla la certezza che allo sventurato sia capitata una squassante diarrea o, in alternativa, una volta ritornato al suo posto, l'inspiegabile torsione dell'attrezzo urinante abbia provocato un'inzuppata da insolita minzione, che il mix acqua-olio stagnante al centro della camicia, tenderebbe a confermare. 

La Deleteria: simile al tracciato di una cometa, la Deleteria può sporcare camicia, eventuale maglione e relativi pantaloni. Di un'efferatezza senza pari, sembra che la blasfemia conseguenziale ai relativi danni, non sia valida per il conteggio delle pene da espiare, per il conclamato divario tra sfortuna e controllo di sé, secondo il diritto canonico attualmente in vigore. La Deleteria può essere composta da un mix di olio, sugo ed intingoli vari. Se si verifica durante una cerimonia, al malcapitato è concesso pure di rimanere in canotta e bermuda, senza alcuna riprovazione in merito. 
La gravità della Deleteria è rapportabile in criticità al calpestare una defecata di rinoceronte con mocassini estivi senza calze. 

La Violunta: si verifica allorché un commensale vi passa ad esempio un vassoio di peperonata, o una gigantesca orata al forno, in modalità schizofrenica. La quantità di intingoli che convola a nozze eterne con il vostro abbigliamento potrebbe soddisfare il condimento di un pranzo in una mensa militare. L'espressione tipica stampata sul viso iracondo dello sventurato, ricorda quella di un novello sposo brillo che nella prima notte di nozze s'accorge di essere finito nel letto dello zio contadino erotomane della neo consorte.
La Violunta è la patrona dei raccoglitori di vestiti usati ed è una delle maggiori richieste nei riti voodoo contro malefici nemici.

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