L’esercizio mentale più difficile che compio ogni mattina è cercare di rimanere ancorato alla verità dei fatti, a non farmi trasportare da letture onnivore verso lidi dove regnano falsità, livore e rancore. Leggo per farmi un’opinione su fatti ed intrighi, al fine di determinare, di focalizzare la squallida manipolazione della notizia. A volte, come di questi tempi, m’inquieto per non riuscire a fagocitare informazioni, utili alla causa. Come nella vicenda migranti: se da un lato m’attanaglia l’ipotesi di essere diventato razzista, dall’altra resto annichilito guardando prese di posizioni senza solidità culturale, abbacinate dal chiacchiericcio di media peripatetici, proni, zelanti nello stravolgere l’informazione, in due parole sepolcri imbiancati.
Che cosa sono le Ong, chi le controlla, i loro bilanci sono trasparenti, come avviene la chiamata, perché stazionano al largo di terre governate da tribù, chi le chiama, come si organizza un salvataggio, qual è il profitto, chi gestisce le entrate? Ed inoltre: è vero che su ogni disperato pende la forca di 5000 euro pagati da orchi senza nessuna umanità i quali, scientemente, tratteranno questi esseri umani come schiavi sino a che il debito non vaporizzerà?
Perché nessuno da dieci, venti anni a questa parte non ha mai contrastato la schiavitù conclamata nelle terre agricole, dove senza pietà giovani, donne, uomini raccolgono frutta e verdura a due euro all’ora, per soddisfare l’avidità spasmodica delle grandi catene di distribuzione bianche e soprattutto rosse?
Più di ogni altra cosa, al riguardo, rimbomba in me la frase che Buzzi, il malfattore a capo della cooperativa romana amica di tutti, ma proprio tutti, pronunciò ai tempi di Mafia Capitale: “coi migranti si guadagna molto di più che con la droga!”
Ed infine: respingere navi ong piene di profughi è razzismo; accogliere invece centinaia di migliaia di esseri umani per lucrare sulle loro miserie, sfruttandoli nei campi di raccolta, avviando molte ragazze alla prostituzione, generando affari per una decina di miliardi di euro all’anno, cos’è?
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