sabato 02/06/2018
LE PAGELLE
Pop-corn strategy, e Conte ha premier nel curriculum
TRE MESI - VINCITORI E VINTI. PROTAGONISTI E COMPARSE. VOLPI, GATTI E TOPI. ECCO CHI CE L’HA FATTA E CHI NO NELLA GRANDE GARA PER FORMARE UN GOVERNO
di Andrea Scanzi
Di Maio
Non sbaglia nulla fino al 4 marzo, poi entra in modalità “ora facciamo la storia” e passa il tempo a ridere sempre. Quando Mattarella inchioda Savona, lui perde la brocca e passa per il topo zimbellato dal gatto Salvini. Un giorno parla di impeachment, quello dopo dice che non era vero niente. È il suo punto più basso, ma proprio quando anche i suoi lo criticano esce dall’angolo e fa tana a Salvini & Mattarella: “Spostiamo Savona”. Riesce pure a impedire che la Lega porti Fratelli d’Italia nel governo. È rinato quando nessuno se l’aspettava più, e nel frattempo è divenuto ministro e vicepresidente del Consiglio: non male, per un 32enne “incapace”.
Voto 7,5
Salvini
Quello che meglio ha gestito i tre mesi post-voto. Non ha sbagliato nulla, i sondaggi lo premiano e gli va dato atto (per ora) di essere stato di parola: gli conveniva andare al governo, ma ha preferito sporcarsi le mani con chi fino al 4 marzo era un avversario neanche troppo stimato. Ora, al Viminale, potrà far vedere se è bravo anche nei fatti o solo chiacchiere e distintivo. È il politico più scafato del momento, può relegare Berlusconi al passato e guidare il centrodestra per decenni. Se poi la smettesse di riprendersi dal basso nelle dirette Facebook con effetto Jabba The Hutt, sarebbe meglio per tutti. Anzitutto per lui.
Voto 8
Mattarella
Perfetto fino a domenica scorsa, quando col veto a Savona ha firmato uno dei più grandi suicidi politici nella storia repubblicana. E l’incarico a Cottarelli ha peggiorato il tutto. Essendo intelligente, se n’è reso conto. Infatti è tornato sui suoi passi. Facendo poi passare, da buon democristiano, lo spostamento per Savona (che in concreto sposta poco) per vittoria storica.
Voto 6 (media tra 9 e 3)
Conte
Il grande sconosciuto, e non è detto che sia un male. Trattato come un mezzo peracottaro dalla stessa stampa che fino a ieri leccava con agio Renzi, è tutto da scoprire. Lui, nel frattempo, può scrivere sul serio “Premier” sul curriculum.
Senza voto (per ora)
Meloni
Fosse stato per Salvini sarebbe alla Difesa, ma Di Maio non ha voluto anche per non esasperare l’ala sinistrorsa del Movimento. A destra resta però una delle più preparate. E al Senato, con quella maggioranza ballerina (+10 contando Maie e i due ex M5S), Fratelli d’Italia potrà essere decisiva.
Voto 6
Renzi
Leggendario come di consueto. Vara la “Popcorn Strategy”, spingendo i 5Stelle verso la Lega e consegnando il Pd all’irrilevanza sulla base del “tanto peggio tanto meglio”. Poi, sull’onda del veto a Savona, va a Otto e mezzo e straparla di Fronte Repubblicano, come se lui fosse Garcia Lorca e Salvini il generale Franco. Non fa però in tempo a varare tale elaboratissima strategia che subito gli altri tirano su il governo in un giorno. Non ne indovina mezza e la ciliegina sulla torta sarebbe il “Partito Macroncino”, con dentro lui, Gozi, Andrea Romano e il Poro Schifoso. Daje Matteo.
Voto 0,5 (di stima)
Brunetta
Sempre più marginale e comicamente abbaiante alla Luna, gli è pure toccato vedere il “suo” Tria ministro nel governo nemico. Ormai lo superano anche i primi allievi che passano. Non si uccidono così neanche i cavalli.
Voto 2,5
Sallusti
Per mesi ha detto che Salvini non avrebbe mai rotto con Berlusconi: la sua non era un’analisi, bensì una speranza. È andata male, ma stai tranquillo Alessandro: al prossimo giro andrà persino peggio.
Voto 4
Grillo
Nel momento in cui Di Maio era così incazzato che stava per invadere da solo la Polonia, lui (con un intervento sul Fatto di martedì) ha calmato gli animi del pupillo e del Movimento, rispolverando uno dei suoi cavalli di battaglia: “La vera politica è il mercato”. Una delle sue mosse politiche più riuscite, e il fatto che uno come Grillo abbia svolto il ruolo del pacificatore la dice lunga sui tre mesi a rovescio che abbiamo vissuto.
Voto 7
Cottarelli
Si è messo al servizio del Paese, ci ha messo la faccia ed è uscito di scena quando ha capito (subito) di non avere chance. Bravo.
Voto 6,5
Lorenzin
Si è definita da sola “partigiana”, in difesa e a guardia della Costituzione. Basaglia ha fallito.
Voto 3-
Sgarbi
Senza elettori, senza ruoli, senza potere. Espulso da un Giachetti qualsiasi, urlante come un Becchi minore. Che agonia straziante. Più attacca e più i nemici crescono (Di Maio), più incensa e più i despoti tramontano (Berlusconi). Ormai è un Fassino postumo in vita. Gli sia lieve il crepuscolo.
Voto 1+
Cacciari
Tratta male tutti, non gli va bene nulla e ha ragione anche quando ha torto. L’idolo indiscusso, per distacco, di chi scrive. Il Chuck Norris dei filosofi.
Voto 12
Rosato
Ha varato un abominio di legge elettorale che aveva come unico intento il trionfo di Renzusconi e invece per contrappasso ha dato vita al Salvimaio. Più che un politico, Rosato è il protagonista del remake di Io sono leggenda. Fenomeno.
Voto 0+
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