giovedì 28 giugno 2018

Scalfari che ci piace


Ogni poeta scrive di se stesso
EUGENIO SCALFARI

Il fondatore di “Repubblica” ha scelto una serie di versi più o meno celebri. Li ha cuciti insieme in un’antologia personalissima senza svelare i nomi degli autori: un gioco divertito sulla forza della letteratura


Chi scrive libri parla di se stesso se dorme e sogna anch’esso lo riguarda ed è l’anima sua che soffre o gode.
Il corpo segue come un animale sente i bisogni senza sentimenti e li soddisfa, predatore e preda.
I romanzi raccontano la vita soprattutto l’amore e le sue stelle ma non dicono mai la verità.
Mentire su se stessi è legge di natura a me non piace e quel romanzo non lo scriverò.
La vita è quasi sempre tormentata e talvolta è divina poesia.
Il campo dei poeti coglie la gioia ed il tormento, l’inferno e il paradiso e quei poeti citerò senza nome. Sarà un’antologia.

“ Io voglio morire voglio vedere la riva d’Acheronte fiori di loto fresca di rugiada”.

“ Oh città dei gitani chi ti vede e non ti ricorda?
Che ti cerchino sulla mia fronte gioco di luna e arena”.

“ La vita è poesia musica e dolce luna ma è anche l’inferno che brucia le anime morte”.

“ Tramontata è la luna e le Pleiadi a mezzo della notte.
Giovinezza dilegua e io nel mio letto resto sola.
A me non ape, non miele e soffro e desidero”.

“ Ero giovane allora e la chitarra era legata al cuore allegria e malinconia spagnola e messicana noche de Ronda Maria Dolores cantava il bolero”.

“ ¡ Ay, qué trabajo me cuesta quererte como te quiero!
Por tu amor me duele el aire, el corazón y el sombrero”.

“ Ognuno sta solo sul cuor della terra trafitto da un raggio di sole: ed è subito sera” 

“ Col mare mi sono fatto una bara di freschezza”.

“ Mia madre stava accanto a me seduta presso il tavolo ingombro dalle carte da giuoco alzate a due per volta come attendamenti nani pei soldati dei nipoti sbandati già dal sonno.
Si schiodava dall’alto impetuoso un nembo d’aria ghiaccia, diluviava sul lido di Corniglia rugginoso”.

“ Il cammino finisce a queste prode che rode la marea col moto alterno.
Il tuo cuore vicino che non m’ode salpa già forse per l’eterno”.

“ Tarderà molto a nascere, se nasce, un andaluso cosi puro, così ricco d’avventura. Canto la sua eleganza con parole che gemono e ricordo una brezza triste negli ulivi”.

“ Eran le cinque in punto della sera.
Un bambino portò un lenzuolo bianco alle cinque della sera”.

“ Come ci dissetammo! Quante volte ci dissetammo! E tanto era soave il dissetarsi che desiderammo l’ardente sete”.

“ Ma la Melancolia venne e s’assise in mezzo a noi tra gli oleandri, muta guatando noi con le pupille fise.
Ed Erigone, ch’ebbe conosciuta la taciturna amica del pensiero, chinò la fronte come chi saluta.
E poi disse la Notte e il suo mistero”.

“ ll vento che stasera suona attento ricorda un forte scotere di lame gli strumenti dei fitti alberi e spazza l’orizzonte di rame dove strisce di luce si protendono come aquiloni al cielo che rimbomba ( Nuvole in viaggio, chiari reami di lassù! D’alti Eldoradi malchiuse porte!) e il mare che scaglia a scaglia, livido, muta colore lancia a terra una tromba di schiume intorte; il vento che nasce e muore nell’ora che lenta s’annera suonasse te pure stasera scordato strumento, cuore.”.

“ Erigone, Aretusa, Berenice, quale di voi accompagnò la notte d’estate con più dolce melodia tra gli oleandri lungo il bianco mare?”.

“ O Notte, piangi tutte le tue stelle!
Il grido dell’allodola domani dall’amor nostro ci disgiungerà.
Un’altra era con noi ma restò muta tra gli oleandri lungo il bianco mare”.

“ La maggior parte degli uomini, da soli a soli, sembrano gentili e amichevoli, ma l’Uomo collettivamente, in genere si comporta da canaglia.
La politica dovrebbe adeguarsi a Libertà, Legge e Compassione, ma di regola essa obbedisce a Vanità, Egoismo e Tremarella”.

“ Nacquero tensioni tra le nazioni nell’esistenza apparve la violenza, imprigionamenti e lamenti, imposizioni, negazioni, segreti, divieti, nessun viso col sorriso, nessun contento, ognuno spento.
Ma non sarà così! Via, Incantatori.
Io vi sfido a combattermi!
Spregio il vostro potere: gli incantesimi non potranno mai battermi.
Ecco che Don Chisciotte della Mancia si prepara a sfidarvi.
Vi farà tutti a pezzi e riuscirà per sempre a sterminarvi”.

“ Per porre fine a questa brutta storia penso che il meglio per me sia partire.
Addio! Io parto e me ne vado a Angers visto che le sue grazie l’ha per sé e mai le vuole spartire con me.
Muoio per lei, e pure sono sano.
Insomma, son più martire che amante e più che innamorato sono un santo”.

“ Elmo di guerra e corno di caccia sentenza di canuti uomini contro i fratelli in ira e donne come liuti”.

“ Come squilla squilla squilla nella fredda aria notturna!
Lo stellato, che scintilla su nei cieli, ne sfavilla di piacere cristallino; prende il tempo il tempo il tempo come un runico concento; dal tintinno musicale che si spande da campane, da campane, da campane da squillare e dondolare di campane.
Quel diluvio d’armonia non s’effonde non si spande alle sponde del futuro. Come parla dell’ebbrezza che conduce a ondeggiare e risonare le campane le campane le campane, che conduce a sussurrare e concordare le campane!”.

“ Voi non m’amate ed io non v’amo. Pure qualche dolcezza è ne la nostra vita da ieri: una dolcezza indefinita che vela un poco, sembra, le sventure nostre e le fa, sembra, quasi lontane.
Ben, ieri, mi sembravano lontane mentre io parlava, mentre io v’ascoltava, e il mare in calma a pena a pena ansava”.

“ I cieli erano cupi e cinerei, increspate le foglie e appassite, ingiallite le foglie e appassite.
La notte era di un eremo ottobre dell’anno più amaro a ricordo, presso il lago nerastro dell’Auber in mezzo alla valle del Weir – sul padùle fangoso dell’Auber nel bosco di lamie del Weir.
Questa notte fa un anno preciso ch’io qui giunsi, che giunsi quaggiù Peso orrendo a deporre quaggiù!
Nella notte di tutte le notti qual demonio mi ha addotto quaggiù?
Questo è il lago nerastro dell’Auber la regione nebbiosa del Weir, il padùle fangoso dell’Auber e il bosco di lamie del Weir”.

“ Ho messo il mio cuore nel cavo della mia mano.
Lo guardavo come chi guarda dei grani di sabbia o una foglia lo guardavo pavido e assorto come chi sa d’essere morto e la mia anima era commossa dal sogno, non dalla vita”.

“ So distinguere un cavallo da un mulo, so giudicare il carico e la soma, so separare il sonno dalla veglia, so che cos’è la podestà di Roma.
Principe, so tutto in fin dei conti, so vedere chi sta bene e chi sta male, so che la Morte porta tutto a compimento.
So tutto, ma non so chi sono io”.

“ S’i fossi foco arderei lo mondo, s’i fossi vento lo tempesterei, s’i foss’acqua, i’ l’annegherei, s’i fossi Dio mandereil’en profondo, s’i fossi imperator, sa’ che farei?
A tutti mozzarei lo capo a tondo.
S’i fossi Cecco com’i’ sono e fui, torrei le donne giovani e leggiadre le vecchie e laide lasserrei altrui”.

“ Chi vuole con le donne aver fortuna non deve mai mostrarsi innamorato.
Dica alla bionda che ama più la bruna, dica alla bruna che dall’altra è amato se vuole con le donne aver fortuna”.

“ Sento intorno sussurrarmi che ci sono altri mestieri… Bravi, a voi! Scolpite marmi, combattete il beri- beri allevate ostriche a Chioggia filugelli in Cadenabbia fabbricate parapioggia.
Io fo buchi nella sabbia o cogliete la cicoria e gli allori, o voi Dio v’abbia tutti quanti in pace e gloria.
Io fo buchi nella sabbia”.

“ Viviamo, Lesbia mia, ed amiamoci dammi mille baci e poi cento poi altri mille ed altri cento poi ancora altri mille ed altri cento.
Quando ne avremo fatti molte migliaia, li confonderemo per non sapere più il loro numero sapendo che esiste un numero così enorme di baci”.

“ Se povero tu sei sempre povero resterai le ricchezze si danno ai ricchi, ai poveri mai”.

“ Venere, infusa nel sangue e nell’anima, guida la creazione con forze segrete e nel cielo, la terra e il mare ammansito avviò il flusso continuo dei semi e volle che il mondo imparasse, le vie delle nascite.
Ami domani chi mai amò e chi amò ami domani”.

“ C’è un luogo al centro del mondo, tra terra e mare e le draghe celesti, il confine tra questi tre regni è il luogo della Fama che si è scelta la casa in cima.
Lì abita la Credulità la Gioia vana e i Timori smarriti, la Sedizione recente e le Chiacchiere di autore incerto.
Lei stessa vede quello che avviene in cielo, in terra e in mare e indaga per tutto il mondo”.

“ Oh graziosa luna, io mi rammento che, or volge l’anno, sovra questo colle io venia pien d’angoscia a rimirarti”.

L’antologia poetica è terminata.
E spero sia di vostro gradimento. Io non scriverò Un romanzo sulla mia vita.

“ Questa notte ho parlato in sogno con Afrodite”.

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