lunedì 18 aprile 2016

Tutti uguali

Siamo tutti lui e quindi più poveri. Di noi stessi, di idee sorte dal profondo, figlie di un ragionamento, di una riflessione personale, termine questo cosi tanto desueto alla corte del Bomba, da essere visto dai dignitari servili alla pari di esplicitare un proprio parere personale, senza consultare l'Illuminato di Rignano. 
Siamo tutti lui perché ci facciamo, da tempo immemore, trascinare in idealismi sdruccioli, prendendo delle cotte stratosferiche come quello che dopo aver visto tre film al Diana, uscendo s'ingalluzzisce della prima che passa, foss'anche un'ottuagenaria. Discendiamo da quelli che alla sera andarono a letto fascisti ed al mattino s'alzarono partigiani, vedasi anche per monarchici e repubblicani. C'affascina il mito del condottiero, dell'Assolato. Ne avevamo appena lasciato uno, puttaniere e dedito agli affaracci suoi ed eccone arrivare un altro, un nipote, a cui permettiamo tutto, essendone perdutamente innamorati. 
Siamo tutti lui, gli lasciamo dire baggianate tali che in ogni altro angolo del pianeta uno così sarebbe, al massimo, a vendere zucchero filato in qualche circo di secondo piano.
Eppure lui ha trasformato un referendum in una vittoria sua, personale, coadiuvato da un Emerito che ci costa ancora, dopo 60 anni, ottocento mila euro all'anno e a cui gli si permette di continuare a rompere i coglioni, dicendo la sua che poi è quella del Capo.
Siamo tutti lui perché facciamo finta di non vedere il Silenzioso capo dello Stato, votare di notte come la Befana per non aiutare raggiungimenti di quorum.
Siamo come lui, persi dietro a questo pifferaio che un giorno, denigreremo perché infatuati di un altro conducator.
Lui, Ernesto Carbone, deputato PD che ha salutato con un allegro "ciaone" il non raggiungimento del quorum, indice unico e inappellabile di quanto non abbia compreso un cazzo di una parola oramai scomparsa e mai amata: Democrazia.
(Ps il ciaone ficcatelo in culo!)

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