mercoledì 27 aprile 2016

Calo vita


C'informano che l'aspettativa di vita si sta abbassando, passando da 80,3 a 80,1 negli uomini e da 85 a 84,7 anni nelle donne.
Occorre però precisar qualcosa: cosa intendiamo per aspettativa di vita, come la stragrande maggioranza degli ultra settantenni trascorre le giornate. 
Perché rimanere impallati in una sedia, aspettando pranzo e cena alle 18 per poi essere infilati in un letto, pregno di ricordi, magari con un'enorme nuvola di assenze, di baci, di carezze, di risate, la vogliamo continuare a chiamare vita?
Chiariamoci: la vita è un dono, per chi crede. Per chi non crede rimane pur sempre una meravigliosa esperienza.  
Alcuni la vivono come un serbatoio di emozioni da svuotare, altri come una corda legata in alto da attraversare tra paure, fobie ed ansie, altri vorrebbero finirla nel breve, altri la gettano via ed infine alcuni non la sopportano più di tanto. 
Se però alla vecchiaia non garantiamo nutrimento, infarcendola di attenzioni, non rischiamo di tramutarla in sofferenza, in immane solitudine?
Quanti anziani sono lasciati ad aspettar la fine, lontani dal calore unico ed insostituibile dell'abbraccio umano?
Cosa intendiamo per aspettativa di vita se poi lasciamo che la stragrande maggioranza delle persone prenda 600-700 euro al mese e qualcuno invece migliaia di euro? 
Molti pensano che sia meglio morire ammalati e relativamente giovani che ottantenni sani. 
Hanno torto? 
Conosco persone che inorridiscono davanti a parole quali olio, pasta, pane, salumi, grigliata. 
E' un buon vivere questo? 
Consideriamo quindi vita, il prolungamento dovuto a vorticosi spiegamenti di farmaci, costosi ed arricchenti pochi, che mantengono respiranti persone non più in grado di essere sé stessi. E' giusto? 
Sia chiaro: la vita non va mai interrotta, né spenta. Non spetta agli esseri umani. 
Ma l'accanimento medicinale, porta solo soldi alle multinazionali o anche novità, serenità, consapevolezza di far parte di un meraviglioso disegno agli assuntori? 
Quanto influisce la spesa medica per il lucro fine a sé stesso, nell'aumento dell'aspettativa di vita?
I ricchi anziani, vivono di più e in modo migliore dei coetanei meno abbienti? 
Cosa facciamo per evitare che qualcuno muoia molto prima del termine biologico della sua esistenza? 
Come ci confrontiamo con coloro che sentono vicina la fine della propria vita? 
Come li assistiamo? 
Siamo deontologicamente certi di rispettare il vero senso umano del vivere e del morire?
Ahhh saperlo!

Nessun commento:

Posta un commento