giovedì 28 aprile 2016

Una meraviglia di Papa!


Non so se vi è capitato di leggere la lettera scritta da Papa Francesco al Card. Marc Quellet, Presidente della Pontificia Commissione per l'America Latina. 
No?
Poco male. 
Ecco il link per leggerla interamente :

Lettera di Papa Francesco

e a seguire... alcuni commenti personali, da tempo covati 





Chissà come avrà reagito nel leggerla il caro, si fa per dire, Ruini il simbolo del clericalismo italico ed universale!
Chissà che mal di pancia devono aver provocato le nobilissime parole del Pontefice (lunga, lunga vita a Francesco)

Estrapolo:

Guardare al Popolo di Dio è ricordare che tutti facciamo il nostro ingresso nella Chiesa come laici. Il primo sacramento, quello che sugella per sempre la nostra identità, e di cui dovremmo essere sempre orgogliosi, è il battesimo. Attraverso di esso e con l’unzione dello Spirito Santo, (i fedeli) “vengono consacrati per formare un tempio spirituale e un sacerdozio santo” (Lumen gentium, n. 10). La nostra prima e fondamentale consacrazione affonda le sue radici nel nostro battesimo. Nessuno è stato battezzato prete né vescovo. Ci hanno battezzati laici ed è il segno indelebile che nessuno potrà mai cancellare. Ci fa bene ricordare che la Chiesa non è una élite dei sacerdoti, dei consacrati, dei vescovi, ma che tutti formano il Santo Popolo fedele di Dio. 

La Chiesa non è una élite dei sacerdoti, dei consacrati, dei vescovi!
Da tempo immemore pensavo ciò, ma vuoi per mancanza di supporto, di voglia, di constatare quanto sopra detto. 
Sia chiaro un aspetto: vi sono nella mia diocesi molti sacerdoti, che stimo, i quali hanno chiaro quanto enunciato nella lettera. Ma ve ne sono altri e vi erano Pastori, uno in particolare cardinale mancato (per fortuna) che non avevano chiaro il principio e anzi, erano addirittura castali, modello India! 

Che cosa significa per noi pastori il fatto che i laici stiano lavorando nella vita pubblica? Significa cercare il modo per poter incoraggiare, accompagnare e stimolare tutti i tentativi e gli sforzi che oggi già si fanno per mantenere viva la speranza e la fede in un mondo pieno di contraddizioni, specialmente per i più poveri, specialmente con i più poveri. Significa, come pastori, impegnarci in mezzo al nostro popolo e, con il nostro popolo, sostenere la fede e la sua speranza. 



Non so se sia stato abbastanza chiaro, Madamina!
Sarà finito il principato Cei? 
Ho ancora dei dubbi in merito e spero che queste parole entrino anche là dove parrebbe essere state messe al bando! 

Non è il pastore a dover dire al laico quello che deve fare e dire, lui lo sa tanto e meglio di noi. Non è il pastore a dover stabilire quello che i fedeli devono dire nei diversi ambiti. Come pastori, uniti al nostro popolo, ci fa bene domandarci come stiamo stimolando e promuovendo la carità e la fraternità, il desiderio del bene, della verità e della giustizia. Come facciamo a far sì che la corruzione non si annidi nei nostri cuori.

Credo che non serva nessun commento in merito. Queste parole irradiano da sole gioia e soprattutto luce!

Molte volte siamo caduti nella tentazione di pensare che il laico impegnato sia colui che lavora nelle opere della Chiesa e/o nelle cose della parrocchia o della diocesi, e abbiamo riflettuto poco su come accompagnare un battezzato nella sua vita pubblica e quotidiana; su come, nella sua attività quotidiana, con le responsabilità che ha, s’impegna come cristiano nella vita pubblica. Senza rendercene conto, abbiamo generato una élite laicale credendo che sono laici impegnati solo quelli che lavorano in cose “dei preti”, e abbiamo dimenticato, trascurandolo, il credente che molte volte brucia la sua speranza nella lotta quotidiana per vivere la fede. Sono queste le situazioni che il clericalismo non può vedere, perché è più preoccupato a dominare spazi che a generare processi. 

E su questo si dovrebbe aprire un'enciclopedia! 
E' ancora viva e vegeta questa élite laicale, tralasciante e trascurante i celeberrimi "altri". Una serie di baciapile, già a detta loro salva, usata dalla créme, dai tricorni, dai voluttuosi per gli altari rigirati, da tutti i principini di nero vestiti che, scartando i più, chiudendo il recinto e denigrando coloro che ne sono rimasti fuori, si autoconvince di essere nel giusto! Poveretti! 
Ma soprattutto: quante volte, parlo sempre diocesanamente, negli anni passati abbiamo trasformato mariti felicemente sposati, in tuttofare medagliati con il diaconato che in qualche caso ha messo a repentaglio il sacramento del matrimonio? Il laico veniva non aiutato a rendere non vana la sua fede, bensì gli veniva a volte risucchiata la sua stessa natura sacramentale.  

Ed infine, rullo di tamburi!!!!

Il nostro ruolo, la nostra gioia, la gioia del pastore, sta proprio nell’aiutare e nello stimolare, come hanno fatto molti prima di noi, madri, nonne e padri, i veri protagonisti della storia. Non per una nostra concessione di buona volontà, ma per diritto e statuto proprio. I laici sono parte del Santo Popolo fedele di Dio e pertanto sono i protagonisti della Chiesa e del mondo; noi siamo chiamati a servirli, non a servirci di loro.

Come ti vogliamo bene, Papa Francesco!!!  

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