Un parco, nel sogno uggioso, una panchina sola nel prato sfiorata da un enorme albero fiabesco. Seduto un signore anziano, flebile quasi ancorato per non volare via. Stava sogghignando nel suo impermeabile bianco. Mi siedo distaccato senza guardarlo.
"Il carbonio che è nato dal raffreddarsi dell'idrogeno trasformatosi in elio dopo il big bang è lo stesso che forma i nostri corpi!" dice senza guardarmi, dando l'impressione di parlare ai cigni dello stagno difronte.
"Quando cesseremo di respirare torneremo a formare altre meraviglie! Magari l'energia oscura ci porterà in qualche galassia lontana e diverremo roccia, piante, oceani, lava, meteoriti!"
Mi giro e lo guardo. Albert! Proprio lui, il genio.
"Siamo impastati di stelle!"
Si alza. Dinoccolatamente s'allontana nel bosco, scrutato da un cerbiatto incuriosito.
Lo guardo svanire dietro ad un sicomoro, mentre m'interrogo, ansioso ma appagato da quanto testé udito, sul perché dobbiamo tanto soffrire, avendo da oggi un allenatore che si chiama Brocchi!
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