DESIDERI, IL CELESTE
Il mio sogno di risvegliarmi Formigoni
CARAIBI, ARAGOSTE E AMICI GENEROSI COME DACCÒ (DI CUI
VORREI TANTO DIVENTARE AMICA IO)
di Selvaggia Lucarelli
Confesso di subire il fascino perverso di Roberto
Formigoni.
Di essere ammaliata dalla sua capacità di improvvisare, millantare,
infiocchettare, mistificare. Di aver sviluppato una malsana dipendenza per
tutto ciò che lo riguarda, in modo particolare per l’aria tronfia e supponente
con cui lui, o i suoi avvocati, sostengono e puntellano le sue pittoresche tesi
difensive. Prendiamo il processo Maugeri. I pm hanno chiesto 9 anni di carcere
per Formigoni perché da lui sarebbero partiti ordini e pressioni per favorire
enti ospedalieri amici in cambio di tangenti e benefit vari. Tra agli amici,
l’ormai celebre Pierangelo Daccò, che naturalmente era un suo amico come tanti,
mica uno con cui aveva messo in piedi un’associazione criminale, ci
mancherebbe.
Ora, io lo dichiaro subito: cerco un amico come Daccò.
Anzi, oserei dire che ciascuno di noi nella vita merita un amico come Daccò.
Secondo le testimonianze del ristoratore Sadler infatti, non solo quando
Formigoni andava a cena nel suo ristorante stellato con Daccò pagava Daccò, ma
pagava Daccò anche quando Formigoni andava lì a cena da solo. Bastava la
frasetta magica “Metta tutto sul conto di Pierangelo” per scroccare pasti a
champagne. Capito? Noi ci ritroviamo amici d’infanzia che ci fanno pagare alla
romana pure una birra e una capricciosa e Formigoni ha amici che gli lasciano
aperto il conto da Sadler. Giuro che appena finisce di scontare la pena, io
miro a diventare amica di Daccò. Per quel che riguarda i viaggi ai Caraibi,
l’utilizzo dello yacht di Daccò e le molte altre vacanze che Daccò pagava a
Formigoni, naturalmente, come sostenuto dal Celeste, il buon Daccò era solo un
amico generoso, mica ricambiava favori. Chi di noi del resto non ha amici che
offrono vacanze ai Caraibi, aragoste e panfili in usufrutto? Certo, io dai miei
amici fatico pure a farmi ospitare una settimana a Ovindoli, ma è solo perchè
sono una donna molto sfortunata. E poi insomma, erano amici Formigoni e Daccò
ma neppure così tanto. Oddio. I pm hanno timidamente fatto notare che dal 2009 al
2011 Robi e Pier si sono telefonati 861 volte, ovvero più di una volta al
giorno compresi Natale, Pasqua e il giorno dei morti, ma naturalmente si
telefonavano solo per consigli sul bricolage da giardino e quando mancava il
portiere per il calcetto serale, mica perchè erano in loschi affari. Amy
Winehouse è morta sola e Formigoni aveva Daccò che lo chiamava tutti i giorni,
la vita è ingrata. Ci sarebbe poi la bizzarra faccenda dei conti correnti di
Formigoni. Secondo i pm, tra il 2002 e il 2012 dai conti di Formigoni non uscì
un euro. E non è un modo di dire. Per dieci anni l’ex governatore della
Lombardia non smosse un euro neppure per un panino da Burger King. Manco per
una app da 0,99 centesimi. Nemmeno per un addebito al casello di Melegnano.
Escludendo tassativamente quella che Formigoni definisce “una tesi ridicola e
fantascientifica dei magistrati”, ovvero che tra i benefit di Daccò&friends
ci fossero anche i contanti, resterebbero in piedi le seguenti teorie: a)
Formigoni concedeva il suo irresistibile corpo in cambio di merci varie b)
Formigoni ricorreva al baratto ma dubito che potesse barattare qualcosa in
cambio di quelle camicie di merda c) Formigoni è un cazzaro. Nulla di tutto
ciò, perchè c’è una spiegazione convincentissima e la fornisce lui stesso in
aula: la mamma gli aveva lasciato una cospicua eredità. In contanti. Che lui
evidentemente ha scelto di conservare nella zuccheriera in cucina anzichè in
banca, non si sa bene perchè, ma in effetti è una tesi granitica. Da notare che
tutte queste spiegazioni il Celeste non le fornisce incalzato dai pm perchè
decide di avvalersi della facoltà di non rispondere, ma tramite dichiarazione
spontanea. Anche questa decisione la giustifica con argomenti inattaccabili: ”
Ritengo che la modalità delle dichiarazioni spontanee mi consenta di fornire
una descrizione ampia, completa ed esauriente rispetto ai fatti di cui sono
accusato evitando il rischio che con l’interrogatorio ci si concentri su
particolari distorcenti”. Tutto chiaro. Se fai domande all’imputato distorci la
realtà, se l’imputato racconta il perchè sia innocente senza pm o avvocati che
stiano lì a rompere i coglioni si ottiene la verità cristallina. Quella di
Formigoni naturalmente, che ormai, a suon di tesi ridicolmente naif, più che
Celeste è color bronzo. Come la sua faccia.
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