giovedì 28 aprile 2016

Selvaggiamente Formiga


DESIDERI, IL CELESTE

Il mio sogno di risvegliarmi Formigoni
CARAIBI, ARAGOSTE E AMICI GENEROSI COME DACCÒ (DI CUI VORREI TANTO DIVENTARE AMICA IO)

di Selvaggia Lucarelli

Confesso di subire il fascino perverso di Roberto Formigoni. 
Di essere ammaliata dalla sua capacità di improvvisare, millantare, infiocchettare, mistificare. Di aver sviluppato una malsana dipendenza per tutto ciò che lo riguarda, in modo particolare per l’aria tronfia e supponente con cui lui, o i suoi avvocati, sostengono e puntellano le sue pittoresche tesi difensive. Prendiamo il processo Maugeri. I pm hanno chiesto 9 anni di carcere per Formigoni perché da lui sarebbero partiti ordini e pressioni per favorire enti ospedalieri amici in cambio di tangenti e benefit vari. Tra agli amici, l’ormai celebre Pierangelo Daccò, che naturalmente era un suo amico come tanti, mica uno con cui aveva messo in piedi un’associazione criminale, ci mancherebbe.

Ora, io lo dichiaro subito: cerco un amico come Daccò. Anzi, oserei dire che ciascuno di noi nella vita merita un amico come Daccò. Secondo le testimonianze del ristoratore Sadler infatti, non solo quando Formigoni andava a cena nel suo ristorante stellato con Daccò pagava Daccò, ma pagava Daccò anche quando Formigoni andava lì a cena da solo. Bastava la frasetta magica “Metta tutto sul conto di Pierangelo” per scroccare pasti a champagne. Capito? Noi ci ritroviamo amici d’infanzia che ci fanno pagare alla romana pure una birra e una capricciosa e Formigoni ha amici che gli lasciano aperto il conto da Sadler. Giuro che appena finisce di scontare la pena, io miro a diventare amica di Daccò. Per quel che riguarda i viaggi ai Caraibi, l’utilizzo dello yacht di Daccò e le molte altre vacanze che Daccò pagava a Formigoni, naturalmente, come sostenuto dal Celeste, il buon Daccò era solo un amico generoso, mica ricambiava favori. Chi di noi del resto non ha amici che offrono vacanze ai Caraibi, aragoste e panfili in usufrutto? Certo, io dai miei amici fatico pure a farmi ospitare una settimana a Ovindoli, ma è solo perchè sono una donna molto sfortunata. E poi insomma, erano amici Formigoni e Daccò ma neppure così tanto. Oddio. I pm hanno timidamente fatto notare che dal 2009 al 2011 Robi e Pier si sono telefonati 861 volte, ovvero più di una volta al giorno compresi Natale, Pasqua e il giorno dei morti, ma naturalmente si telefonavano solo per consigli sul bricolage da giardino e quando mancava il portiere per il calcetto serale, mica perchè erano in loschi affari. Amy Winehouse è morta sola e Formigoni aveva Daccò che lo chiamava tutti i giorni, la vita è ingrata. Ci sarebbe poi la bizzarra faccenda dei conti correnti di Formigoni. Secondo i pm, tra il 2002 e il 2012 dai conti di Formigoni non uscì un euro. E non è un modo di dire. Per dieci anni l’ex governatore della Lombardia non smosse un euro neppure per un panino da Burger King. Manco per una app da 0,99 centesimi. Nemmeno per un addebito al casello di Melegnano. Escludendo tassativamente quella che Formigoni definisce “una tesi ridicola e fantascientifica dei magistrati”, ovvero che tra i benefit di Daccò&friends ci fossero anche i contanti, resterebbero in piedi le seguenti teorie: a) Formigoni concedeva il suo irresistibile corpo in cambio di merci varie b) Formigoni ricorreva al baratto ma dubito che potesse barattare qualcosa in cambio di quelle camicie di merda c) Formigoni è un cazzaro. Nulla di tutto ciò, perchè c’è una spiegazione convincentissima e la fornisce lui stesso in aula: la mamma gli aveva lasciato una cospicua eredità. In contanti. Che lui evidentemente ha scelto di conservare nella zuccheriera in cucina anzichè in banca, non si sa bene perchè, ma in effetti è una tesi granitica. Da notare che tutte queste spiegazioni il Celeste non le fornisce incalzato dai pm perchè decide di avvalersi della facoltà di non rispondere, ma tramite dichiarazione spontanea. Anche questa decisione la giustifica con argomenti inattaccabili: ” Ritengo che la modalità delle dichiarazioni spontanee mi consenta di fornire una descrizione ampia, completa ed esauriente rispetto ai fatti di cui sono accusato evitando il rischio che con l’interrogatorio ci si concentri su particolari distorcenti”. Tutto chiaro. Se fai domande all’imputato distorci la realtà, se l’imputato racconta il perchè sia innocente senza pm o avvocati che stiano lì a rompere i coglioni si ottiene la verità cristallina. Quella di Formigoni naturalmente, che ormai, a suon di tesi ridicolmente naif, più che Celeste è color bronzo. Come la sua faccia.

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