domenica 6 luglio 2025

Aspi uguale ansia

 

Aspi: debiti, dividendi, lavori “Così truffarono il governo”
DI VINCENZO BISBIGLIA E MARCO GRASSO
La vendita di Autostrade per l’Italia, ceduta da Atlantia alla Cassa depositi e prestiti, sarebbe stata una “truffa ai danni dello Stato”: “Una circostanza storica che, al di là degli aspetti politici, potrebbe avere integrato i contorni tipici di un artificio e raggiro di cui lo Stato sarebbe stato vittima”. A sostenerlo è un argomentato esposto firmato da un gruppo di comitati – composto dai familiari delle vittime del Ponte Morandi, oltreché da commercianti (Comitato Zona Arancione) e autotrasportatori (Usarci Sparci) genovesi danneggiati dal disastro – depositato venerdì alla Procura di Roma. È qui che è radicato un fascicolo aperto sui presunti falsi in bilancio commessi da manager Aspi, che avrebbero dirottato soldi pubblici destinati alle manutenzioni in dividendi che hanno gonfiato le tasche degli azionisti, fra cui la famiglia Benetton. Quelle manovre avrebbero anche gonfiato il prezzo della vendita che nel 2022 ha riportato la società allo Stato per 8,3 miliardi di euro.
Lo scenario ipotizzato è inquietante: in definitiva sarebbe stato più conveniente “procedere alla revoca della concessione”, affrontando un contenzioso incerto che l’ex premier Giuseppe Conte, alla trasmissione 100 Minuti, ha recentemente stimato in “30-40 miliardi di euro”. Per i consulenti tecnici dei comitati, il vero valore di Aspi – depurato “dall’alto indebitamento finanziario” e dai reali investimenti sulla rete (che per una commissione incaricata dal Mit sarebbero stati rimandati per anni e poi nascosti al momento della trattativa) – sarebbe stato nella migliore delle ipotesi di 4,5 miliardi. Nella peggiore, addirittura 0. In altre parole, lo Stato si sarebbe dovuto riprendere le autostrade senza tirar fuori un euro, perché la società era “sull’orlo di uno stato di crisi”.
L’ipotesi alla base dell’esposto è che Aspi abbia goduto di un’indebita “pesante sovracompensazione”, grazie alla “disinvolta gestione operativa degli investimenti”: invece di usare i fondi pubblici per fare le manutenzioni, la società avrebbe “disatteso” regolarmente gli impegni presi nelle convenzioni firmate con lo Stato nel 2007 e poi nel 2013, ribaltando tutto il possibile sulle tariffe, dunque sugli utenti. In altri termini, Aspi sarebbe stata amministrata in modo opposto rispetto ai principi della sentenza Altmark, faro della giurisprudenza europea in materia, che prescrive: un basso tasso di indebitamento; un’alta patrimonializzazione; distribuzione contenuta di dividendi; il divieto di scaricare il prezzo di acquisto nei debiti societari.
Ma i comitati – assistiti dagli avvocati Raffaele Caruso, Andrea Ganzer e Andrea Mortara – fanno un passo in più: le “prassi viziose” alla base del crollo di Genova, sarebbero andate avanti anche dopo la strage, fino “almeno al 2022”.
È proprio in quell’anno che, a margine della compravendita fra Atlantia e Cdp, viene siglato il “terzo atto aggiuntivo”, l’ultima integrazione della convezione. Se nei primi due casi Aspi “non aveva rispettato” i patti sottoscritti con lo Stato – si legge nell’esposto – nel 2022 viene ipotizzato di peggio: nel silenzio generale lo Stato avrebbe normalizzato quelle stesse “prassi viziose”. Abitudini vecchie anche per i proprietari nuovi: a Cdp, affiancata dai fondi stranieri Blackstone e Macquarie, viene concessa la facoltà di raddoppiare i dividendi, passando da una media di mezzo miliardo di euro l’anno a 1. Standard insostenibili. Di recente Aspi ha battuto cassa allo Stato: vuole 21 miliardi di euro extra per mettere a posto viadotti e gallerie che cadono a pezzi. Per la commissione del Mit, presieduta da Elisabetta Pellegrini, quei soldi non sono dovuti: sono il risultato di anni di manutenzioni non fatte. Ma è come se lo Stato, in modo quasi schizofrenico, due anni dopo aver dato un’alta valutazione di Aspi, si fosse improvvisamente reso conto di aver preso un pacco. Per dirla con una metafora, la convenzione sarebbe stata uccisa non facendo rispettare contratti del 2007 e nel 2013. Con il terzo atto aggiuntivo del 2022 sarebbe stato seppellito anche il cadavere.

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