"Il Creolo affondava nel fango mentre scendeva sulla strada che porta ad Anzio. Dietro di lui in ordine sparso tutti i capi brigata impartivano ordini chiari e precisi. La gente ferma sull'uscio partecipava con selfie ed applausi all'accerchiamento finale oramai prossimo. Quando scese la sera il Capitano, appreso che la disoccupazione giovanile aveva superato il 50%, impartì chiaro il messaggio da lustri atteso:"Avanti Italiani!"
Scesero dai colli le brigate dai nomi soavi, "Lince-Passiflora- Eucalipto-Roboante-Mantegata!" Entrarono in Roma senza trovare resistenza ed il reparto prescelto iniziò a recuperar gentaglia in fuga dai nomi miserrimi che, spaventati, cercavano riparo dall'ira del popolo; alcuni di questi arrivarono a plaudire l'iniziativa, a mascherare il terrore in solidarietà agli insorti nel tentativo miserevole di sfuggire la giusta reclusione.
Reparti retti da valorosi ed integerrimi eroi stazionavano davanti ai Palazzi del potere, senza mostrar armi né cappi risolutori, attendendo la resa incondizionata dei ribaldi sperperatori il bene pubblico, incivili esseri annidatisi dentro i meandri dello Stato oramai decaduto. Uscirono a mani alzate da uffici fogna ove, nascosti, per anni avevano sollazzato alle spalle del popolo, dietro sigle senza decoro, sedie maleodoranti ove la palla rimbalzava alimentata da codicilli, norme, disposizioni erette ad arte per scarnificare il Bene Comune.
Vennero portati via su pullman, un pullular di mezzi, visto l'imbarazzante quantità di briganti. La folla s'abbracciava festante, i bimbi gridavano mentre anziani ritoccati ed abbronzati, cercavano aiuto e solidarietà tra gli stessi; alcuni, senza ritegno, non cessavano di promettere sgravi e benessere, in egual modo dei diabolici decenni addietro.
Le signore abituate a pranzi regali, a circoli viziosi, alle feste a tema di qualche boiardo nero e rancoroso, frinivano lacrimando mascara e ciglia distaccate, attorcigliandosi al petto spregevoli monili frutto d'angherie, misfatti secolari indecorosi agli occhi della retta via.
S'avvertì olezzo di bramosia spezzata, di canaglie onnivore rese inermi dalla fragranza del profumo di libertà che l'avanzata del moto rivoluzionario spargeva in aere come il fornaio il profumo del pane appena fatto, caldo ma già buono, intrigante, stuzzicante.
Venne il momento tanto atteso, quando il Capitano "Vetta d'Aquila" ricevette la resa dei molesti artefici l'affondamento miserevole della nozione stessa di democrazia. Si consegnarono a lui pezzenti d'ogni dove, donne un tempo sugli altari della fabbrica disuguaglianze, indecorose ripetenti carmi presidenziali fini a sé stessi, senza arte né parte. Lacrimavano le poverette non tanto per il torto subito, quanto per il finale della storia che sognavano fiaba.
Ed arrivò, nel silenzio generale, l'epilogo atteso da lustri: si arrese Lui, l'Accentratore Imbelle, il Pifferaio Stonato, il Menestrello Ebbro, il Giocoliere di Sondaggi, la Parusia Effimera, l'Inconsistenza Umana, la Valanga Eterna.
In camicia bianca, come da canone preconfezionato, pallido in volto ed in cuore, ascoltò le accuse lettegli dal Creolo senza proferir commento o smorfia di sorriso. Una volta terminata la lettura fu inviato a sedersi nell'auto fiammante che come un meraviglioso camion di rifiuti lo portò via dagli sguardi umidi di felicità per una nuova speranza nel futuro costellata da somma volontà di ritornare in seno alla Democrazia, tanto vituperata e sbeffeggiata in quegli ultimi trent'anni di storia indecorosa e ripugnante."
Da "I racconti fantastici di storia futura" di R. Mascetti
Un luogo ideale per trasmettere i miei pensieri a chi abbia voglia e pazienza di leggerli. Senza altro scopo che il portare alla luce i sentimenti che mi differenziano dai bovini, anche se alcune volte scrivo come loro, grammaticalmente parlando! Grazie!
domenica 2 agosto 2015
Fantastica storia futura
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento