Ecco cosa può salvare il calcio: lo sfottò ovvero
la presa per i fondelli bonaria e pacifica di tifoserie antagoniste, come
questi doriani che, noleggiato un aereo, gli hanno fatto percorrere due volte
la Liguria con appeso uno striscione sfottente l'esclusione dalle coppe degli
acerrimi rivali genoani.
Chi scrive in tempi lontani tornando da Cesena si era
ritrovato nel portone un enorme B provocante dolore in maniera chirurgica molto
più dolorosa di schiaffi e calci.
Lo sport nazionale va riportato in questi meandri
inesplorati, riuscendo a riappropriarsi di commenti e giudizi oggi in mano ad
impomatati ricconi auto-convintisi di essere stai illuminati dalla dea Eupalla,
svelandoci tattiche ed errori, senza capirci essenzialmente una mazza.
Il
calcio si deve rifondare partendo dalle diatribe sane dinnanzi ad un litro di
birra circestense, deve riascoltare i pensieri ed i desideri di coloro che lo
vivono come realmente è, un gioco, deve svuotare tribune tronfie di portoghesi
che vanno a vedere un incontro profuma-ti/te come bagasse del porto tra flash
ed occhiatine, solo per il gusto (o la necessità) di comparire, di esserci.
Soprattuto
dovrà svuotare le curve, bonificandole, imponendo una presenza maggioritaria di
allegri filibustieri pronti a sfottere chiunque, eliminando inoltre il deismo
presente negli spogliatoi, con attori tanto gasati da non comprendere più la
vera essenza bonaria della loro occupazione, questo correre dietro ad un
pallone, attualmente ancora in mano purtroppo a famelici orchi onnivori, vulgo
Blatter e company.
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