sabato 27 aprile 2024

L'Amaca

 

La fionda di Geppi
DI MICHELE SERRA
La parodia di Geppi Cucciari del goffo “manel” di Bruno Vespa sull’aborto (sette maschi che prendono posizione sulla più femminile delle questioni) è un piccolo capolavoro: sette donne che discutono del rapporto tra cilindrata delle automobili e impotenza sessuale maschile. Molto ridere, molto riflettere, la satira non è l’arma finale, perché l’arma finale, quella che distruggerà il mondo, è il fanatismo, che è una specie di sezione aurea dell’imbecillità. Però la satira è conforto, rifugio dei sensibili, bunker di sopravvivenza, riscatto dell’intelligenza, e quando il colpo è bene assestato, e contro il bersaglio giusto, ci si sente meno soli al mondo.
Brava Geppi, bravo Luca Bottura e gli altri autori, che bello poter fare smaccata pubblicità a liberi artisti e soprattutto a un programma di Raitre, Splendida cornice. Povera Rai, amata Rai nelle mani dei Proci, chissà quando torna Ulisse a spiegare come ci si comporta. E al netto di tutto questo: dimentichiamo troppo spesso quanto è importante prenderli per i fondelli, i nuovi padroni (non è il caso di Vespa, che è il meno nuovo tra gli italiani). Quanto è importante fare valere la misura contro la dismisura, di fronte al ruggito sorridere e di fronte al sopruso cambiare registro, cambiare linguaggio, scartare di lato.
Mettete a confronto una tirata moralista e una parodia ben riuscita, l’efficacia è imparagonabile. Tutti dispongono di retorica e di moralismo, bisogna dunque affinare l’arma dell’umorismo, più rara, non tutti gli arsenali ne dispongono. È la cerbottana, la fionda, il trabocchetto coperto di foglie. Più il potere parla di atomiche, più la scena pubblica è dominata da urlatori e fanatici, più si deve essere grati ai portatori di fionda.

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