Piedone lo Sbirro
di Marco Travaglio
Conte non ha conosciuto Casaleggio, morto nel 2016, poco prima che Raggi e Appendino conquistassero Roma e Torino, due anni prima che Di Maio sfiorasse il 33% e lui, da professore e avvocato, diventasse premier. Ma dovrebbe deporre un fiore sulla sua tomba per avergli lasciato in eredità tre regole d’oro. Regole che preservano il M5S non dagl’inevitabili casi di malaffare, ma dai tre virus mortali che infettano i partiti: affarismo, poltronismo e trasformismo. 1) Il rifiuto di soldi diretti dallo Stato e di finanziamenti privati (solo micro-donazioni): spendere poco o nulla e darsi strutture leggerissime per non dipendere dai soldi di tizio o caio. 2) Il tetto di due mandati, sacrosanto almeno per i ruoli monocratici di governo locale. 3) Il divieto di iscrivere e candidare gli ex di altri partiti. Dovrebbe farci un pensierino anche la Schlein, che si ritrova un partito in gran parte infetto. Lo disse l’ex segretario Zingaretti andandosene: “Mi vergogno del Pd che parla solo di poltrone”. E lo ripeté lei: “Basta tesseramenti irregolari, estirpiamo il male, via i capibastone e i cacicchi”.
Ora si dice “irritata” perché Conte, dopo tre retate in 20 giorni, fugge dalla giunta Emiliano, dopo quattro anni di buona collaborazione al welfare e alla cultura. E “irritata” con Emiliano perché l’ha costretta a inseguire Conte sul repulisti. Ma Emiliano non è il leader del Pd pugliese. Che si teneva come capogruppo regionale tal Caracciolo, rinviato a giudizio per corruzione e turbativa d’asta, e come consigliere e presidente in commissione Ambiente tal Mazzarano, addirittura un condannato definitivo per corruzione. Ora è bastato che Conte annunciasse la conferenza stampa a Bari perché il Pd cacciasse entrambi. Troppo tardi, tantopiù che chi li ha lasciati lì (il vertice regionale del Pd) resta al suo posto. La Schlein ha avuto un anno per procurarsi la lista dei pregiudicati e imputati e liberarsi almeno dei primi (ma pure dei secondi, per fatti gravi e accertati): non l’ha fatto. Poi ci sono le colpe di Emiliano: non mafiosità o corruzioni nell’attività di giunta (per ora non ne risultano). Ma il bulimico delirio di onnipotenza da Piedone lo Sbirro, che deriva da 10 anni al Comune e 9 alla Regione. Stando dalla parte dei “buoni”, Piedone imbarca chiunque pur di vincere e chiude un occhio sui “cattivi” che gli paiono redenti per il sol fatto di stare con lui. Ma è la sindrome di tutti i politici che mettono radici pluridecennali: incluso il sindaco Decaro, anche lui reo di trasformismo (non di mafiosità o tangenti), che insiste perché a succedergli sia il suo capo di gabinetto, cioè perchè i cassetti e le finestre del Comune restino chiusi. Prima di irritarsi con gli altri, Elly dovrebbe aprire almeno quelle finestre. Oppure irritarsi con se stessa.
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