Il “bullo” occidentale fra Teheran e Israele
DI ELENA BASILE
La classe di servizio costituita da burocrati e intellettuali è all’opera. Bisogna difendere il bullo e trasformare, con un’operazione che nei rapporti interpersonali è chiamata dagli psicologi gaslighting, le vittime in carnefici. Non abbiamo alcuna simpatia per la teocrazia iraniana, siamo tuttavia costretti con onestà intellettuale a ristabilire un ritratto vero delle dinamiche internazionali.
L’Occidente, che a partire dal 1999 con i bombardamenti suBelgrado ha smarrito la sua identità, ha violato le regole da esso stesso create e si è gradualmente allontanato dalla democrazia liberale, agisce come il bullo del quartiere, pronto a punire chi non si inginocchia ai suoi atti di prepotenza e osa alzare la testa. L’abbiamo visto con la Russia. L’aggressione strategica occidentale doveva essere ingoiata dal perdente della guerra fredda (così lo chiamava Condoleezza Rice e a pappagallo alcuni nostri brillanti analisti), pena sanzioni e guerra per procura attraverso l’Ucraina. In Medio Oriente, Israele potenza occupante dal 1967, che ha violato il diritto internazionale e onusiano, in seguito al barbarico attacco di Hamas del 7 ottobre ha iniziato un’operazione di pulizia etnica (o di possibile genocidio secondo la Corte internazionale) decimando bambini e donne a Gaza. Ha avuto come unica risposta muscolare la reazione degli Hezbollah, degli Houthi e delle milizie sciite in Iraq e Siria, che del resto sono state ripetutamente attaccate da Israele. Reazioni povere e deboli che non hanno fatto gravi danni e servivano più che altro a calmare il furore delle pubbliche opinioni arabe. L’Iran non ha mai avuto intenzione di iniziare un conflitto aperto con Israele. Sarebbe stato suicida, data la disparità di forze e la prevedibile discesa in campo di Washington. È stato costretto alla reazione, a cadere nella trappola, non perché – come inventano anche i migliori editorialisti – sia un regime che considera le “insurrezioni della popolazione insurrezioni contro Dio”; ma perché ha dovuto seguire la logica di potenza che guida tutti gli Stati. Dopo aver subito l’atroce attacco terroristico che ha prodotto centinaia di vittime civili innocenti da parte di un fantomatico Isis in grado, guarda caso, di attuare operazioni che vanno a vantaggio dell’Occidente e dopo aver ingoiato continue provocazioni, attacchi in Libano e in Siria, contro le proprie milizie, fino all’indecente attentato alla rappresentanza diplomatica iraniana a Damasco, Teheran ha compreso che abbassare la testa e non reagire avrebbe incoraggiato il nemico nell’escalation cui mirava. Ha risposto consapevole di non fare danni irrimediabili. Un avvertimento e una supplica agli Usa di non scendere in guerra.
L’attacco all’Iran è perorato dalla lobby israeliana da anni. Purtroppo la tenacia del governo terrorista di Netanyahu e l’insipienza occidentale vi è pervenuta. Uno dei migliori nostri editorialisti stigmatizza Teheran che si permette di dettare regole a Israele: “Ho risposto, ora siamo pari”. Sembra di leggere i giornali che descrivevano le insurrezioni coloniali al tempo dell’Impero inglese. Come è possibile che qualche Stato, qualche popolo si rivolti contro le regole per quanto ingiuste e brutali dell’Impero bianco e colonizzatore? Sul giornale che un tempo ospitava Giorgio Bocca ed era un riferimento del socialismo riformista, si legge che l’Iran starebbe tramando contro l’Occidente per operazioni ostili: guerra ibrida delle milizie e tentativo egemonico in Medio Oriente contro Riad e i poveri Usa che con gli accordi di Abramo volevano creare una zona di sicurezza e prosperità. Il giornalista non è informato. Riad e Teheran collaborano nei Brics. Washington ha creato solo morti e disperazione in Medio Oriente “esportando la democrazia”. Gli accordi di Abramo avrebbero normalizzato la regione sulla pelle del popolo palestinese. L’Iran non è un isolato Stato canaglia, non è la Libia distrutta dall’azione scellerata di Regno Unito e Francia. Di quante morti è responsabile l’attuale ministro degli Esteri Cameron in Libia? Nella sua visita recente a Washington ha cercato di convincere i conservatori Usa a sbloccare gli aiuti finanziari in Ucraina, “operazione vincente perché neanche un americano muore in guerra”, ha affermato. Muoiono infatti solo ucraini, sacrificio necessario per la “potenza indispensabile”. Teheran non è l’Afghanistan, l’Iraq, la Libia. È legata da alleanze a due potenze nucleari: Cina e Russia. L’Arabia Saudita e gli altri Paesi arabi non si uniranno, dato il massacro in Palestina, alla guerra contro Teheran. Il bullo celebrato dai suoi cortigiani agirà isolato e contro ogni regola. L’Occidente smarrisce il suo significato e appare come forza brutale e ingiusta al “resto del mondo”. Calcoli elettoralistici, date le Presidenziali vicine, fermeranno forse queste classi dirigenti che hanno perso moralità e strategia?
Nessun commento:
Posta un commento