venerdì 26 aprile 2024

L'Amaca

 

Quando una minoranza sequestra la piazza
di Michele Serra
Quando alle ore 13.15, appena arrivato in piazza del Duomo a Milano, ho visto la centuria dei centri sociali (doppia centuria: a occhio, circa duecento persone), che aveva già occupato il centro esatto della piazza, ho pensato alle agguerrite famigliole che arrivano al mattino presto su una spiaggia libera per piantare i loro ombrelloni e gonfiare il materassino. E gli altri si arrangino.
Quella piazza, almeno in teoria, è dei milanesi, e il 25 aprile è di quella grossa fetta di milanesi che vogliono festeggiare la sconfitta del nazifascismo e la nascita della democrazia italiana. Ieri erano tantissimi, io c’ero e la stima di centomila, fidatevi, è approssimata per difetto. Solo che quando i centomila sono arrivati in piazza, nella loro piazza, hanno dovuto sistemarsi tutto attorno all’insediamento precedente, gremito di bandiere palestinesi e, non si capisce perché, del tutto avulso dal contesto che lo circondava. A cominciare dai fischi rabbiosi all’inno nazionale, che invece ai centomila pareva, nell’occasione, del tutto legittimo, visto che a salvare la patria sputtanata dal fascismo erano stati i partigiani; era stato il 25 aprile. Perché dunque fischiare l’Italia, alla festa della rinascita italiana?
Del 25 aprile non fregava nulla (manco sanno cos’è) ai ragazzini arabi che si sono lanciati contro la Brigata Ebraica al suo ingresso in piazza. Con quello che accade a Gaza, la loro radicalizzazione è quasi inevitabile, ancorché tragica. Cresciuti nella segregazione, vivranno di odio e di vendetta. Ma i quasi anziani vecchi rottami dell’estremismo nostrano, quelli no, non li assolvo. Per loro la Palestina è solo l’occasione migliore per sequestrare una piazza. La loro antica arte è: in duecento, mettere in scacco i centomila. Ci sono riusciti anche ieri. Da un certo punto di vista: dei virtuosi.

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