Superlega. Il Sarchiapone dell’era moderna: un’entità misteriosa che nessuno vedrà mai
di Paolo Ziliani
Quando il 15 dicembre 1995 la Corte Europea diede ragione al calciatore belga Jean-Marc Bosman che chiuso il suo rapporto con l’RFC Liegi aveva deciso di trasferirsi ai francesi del Dunkerque – trasferimento di fatto bloccato dal Liegi che pretendeva un indennizzo – stabilendo che i calciatori dell’Ue potevano trasferirsi gratuitamente a fine contratto a qualsiasi altro club di uno stato membro, gli argini saltarono e tutti i calciatori a scadenza furono liberi di trasferirsi da subito e gratis in un nuovo club senza che nulla fosse dovuto al vecchio. Il tappo era saltato, lo champagne prese a scorrere a fiumi.
Allo stesso modo, quando il 21 dicembre scorso la Corte Europea diede ragione alla società “A22 Sports Management” ideatrice della Superlega stabilendo che l’Uefa non può avere il monopolio dell’organizzazione dei tornei calcistici e che chiunque è libero di dar vita a una propria competizione, tutti pensavano che A22, e cioè Real Madrid, Barcellona e Juventus, che nella persona dell’allora presidente Andrea Agnelli avevano dato vita alla società, avrebbe annunciato di lì a poco la data di partenza della prima Superlega, il numero e il nome dei club partecipanti, i criteri di partecipazione e quant’altro. Dopo il prematuro annuncio della nascita della creatura (subito abortita) dato nella notte del 20 aprile 2021, al quale seguirono due anni e mezzo di acerrima battaglia contro l’Uefa prevaricatrice, il nulla osta della Corte Ue dava ad A22 la possibilità di realizzare il progetto Superlega liberamente e subito.
Che cos’è successo invece: A22, lungi dall’avere il prodotto pronto per essere lanciato chiavi in mano, non sa letteralmente che pesci pigliare e sta prendendo tempo. Quando partirete?, hanno chiesto al Ceo Bernd Reichart. “In questo momento non stiamo azzardando date – ha risposto –. La Superlega è una proposta importante e vogliamo fare le cose bene. Abbiamo l’ambizione di iniziare il prima possibile, ma senza speculare sulle date”.
E come vi rapporterete rispetto ai campionati nazionali differenziandovi dalle modalità seguite dall’Uefa? “La Superlega – ha spiegato Reichart – non invade il calendario nazionale: si accoppia e mantiene la dinamica competitiva di qualificazione che discende da una buona annata nel torneo domestico”.
Domanda: anche a voi queste parole suonano come una supercazzola? Se è vero che A22 muoverà contro l’Uefa schierando la Superlega contro la Champions, corazzata contro corazzata, Reichart dovrebbe spiegare: 1. Perchè la Superlega dovrebbe avere un appeal superiore alla Champions dovendo fare a meno di tutti i club inglesi (la Premier è il torneo più visto al mondo), di tutti i più importanti club tedeschi e francesi che già hanno declinato l’invito, di tutti i club italiani fatta eccezione per gli incerti, ad oggi, Juventus e Milan, di tutti i club spagnoli a eccezione dei rivoltosi Real e Barça e di altri club europei blasonati come Ajax, Shakhtar, Salisburgo e via dicendo; 2. Visto che l’Uefa qualifica alla Champions i club in modo meritocratico, cioè base al piazzamento in classifica, che farà A22? Raccoglierà le briciole lasciate dall’Uefa invitando le quinte, seste e settime classificate oppure andrà “a invito” scegliendo chi più le aggrada in omaggio al brand?
La verità è che la Superlega è destinato ad essere il nuovo Sarchiapone dell’era moderna: un’entità indefinibile, misteriosa, sconosciuta e che mai ad occhio umano sarà dato modo di vedere.
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