martedì 23 gennaio 2024

Registi scialbi

 

Tra il fusco e il brusco
di Marco Travaglio
Gli unici titolati a protestare per il golpetto con cui la destra ha nominato Luca De Fusco direttore del Teatro di Roma sono gli attori e i registi, che evidentemente lo conoscono. Il Pd ha poco da strillare: ha sempre fatto le stesse cose, solo con un po’ più di furbizia ed eleganza di questi trogloditi. E in quel posto voleva piazzare Onofrio Cutaia, ora al Maggio Fiorentino, per liberare la poltrona all’amato Carlo Fuortes, rimasto momentaneamente col culetto scoperto dopo aver regalato la Rai ai meloniani in cambio della promessa del San Carlo di Napoli, dove il Pd che governa Comune e Regione era ben felice di avallare il golpetto destroide contro Carlo Lissner, purtroppo fallito perché illegale. Siccome non c’è limite al ridicolo, ha parlato il ministro Sangiuliano: “Dobbiamo consentire a chi non fa parte dei circoletti romani di esprimersi nel mondo della cultura”. Cioè: De Fusco, socialista dalla più tenera età, poi forzista in amorosi sensi con Gianni Letta, collezionista di cadreghe da Guinness (10 anni allo Stabile del Veneto, 2 a Catania, 10 a Napoli), sarebbe espressione di una cultura (quale?) negletta e ghettizzata dalla feroce egemonia comunista: un underdog salvato dalle catacombe dopo anni di persecuzioni e privazioni da un altro emarginato, San Giuliano, già vicedirettore del Tg1 e direttore del Tg2 e di vari quotidiani.
Ironia della storia: la nomina di De Fusco arriva nel 24° anniversario della morte di Craxi, di cui il nostro eroe – vincendo non si sa come l’ostracismo comunista – celebrò le gesta su Rai1 nel 2011 col memorabile documentario Craxi, elogio del capro espiatorio. Lì paragonò il compianto latitante a: Antigone, Edipo a Colono, Prometeo di Eschilo, Giobbe, Aldo Moro, l’adultera salvata da Gesù dalla lapidazione, Cristo crocifisso. E, aggirandosi tra le rovine di un antico teatro, intervistò testimoni super partes: Carra (1 anno e 4 mesi per falsa testimonianza), Cirino Pomicino (1 anno e 10 mesi per corruzione e finanziamento illecito), De Michelis (2 anni per corruzione e finanziamento illecito), Di Donato (3 anni e 4 mesi per corruzione) e Martelli (8 mesi per finanziamento illecito). Totale: 9 anni e 2 mesi di reclusione in soli 60 minuti, senza contare i 10 anni di Craxi (corruzione e finanziamento illecito). Ma non ci fu tempo per parlare del bottino di Bettino, che De Fusco definì “rifugiato politico”, “vittima sacrificale”, “figura mitica”, “eroe tragico”. Poi porse il microfono a un “filosofo” che equiparò i processi per corruzione e le contestazioni di piazza alla crocifissione e resurrezione di Gesù: “Craxi come Cristo, dopo la morte tutti riconoscono che era innocente”. Ora, al teatro di Roma, andrà finalmente in scena il sequel del capolavoro, dal titolo: “Ma tutti chi?”.

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