Un nuovo classismo culturale
DI MICHELE SERRA
Non sono molto distopico e nemmeno molto utopico, ma facendo un’eccezione voglio azzardare una previsione sul futuro a medio-lungo termine. Spariranno dai social (o li useranno con filtriinvalicabili, ritagliandosi spazi “privatizzati”) le nuove élite, che potranno permettersi fonti di informazione e metodi di socializzazione più selettivi e più attendibili. Rimarranno nei social le grandi masse sprovviste di mezzi economici e di strumenti culturali.
Una nuova discriminazione di classe seppellirà il sogno primigenio non solo dei social, ma di tutto il web: rendere tutti quanti cittadini di una sola, immensa democrazia digitale, nella quale per davvero “uno vale uno” e la Polis estende fino ai territori sociali più remoti il suo benefico potere inclusivo. Ecco, l’inclusione sarà la vittima principale di uno spietato processo di ri-selezione delle conoscenze e delle competenze. Masse escluse (per via del censo, solo vero grande motore della storia) dalle decisioni vere, perché escluse dalle informazioni vere, si azzufferanno tra loro e si affideranno, sui social, ai peggiori mestatori, e in politica ai peggiori ciarlatani.
Così come il junk-food, il junk-language dei social avvelenerà i meno forti e i meno difesi.
Solo possibile antidoto, se si confida nella democrazia e si crede (perfino) nell’uguaglianza: la cultura e dunque la scuola, una scuola pubblica che sia così potente, pervasiva e “moderna” da dare a tutti gli strumenti per navigare senza annegare. Possibilità che questo accada: una su dieci. Oggi mi sento ottimista.
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