lunedì 29 gennaio 2024

Scanzianamente Jannik!

 

Supernova Sinner: primo Slam per scalare il tetto del mondo
RECUPERA DUE SET A MEDVEDEV E VINCE L’OPEN D’AUSTRALIA - Nervi d’acciaio. Sotto 3-6 3-6, si lascia scappare un “sono morto”. Ma risale punto su punto. Ed eguaglia Panatta del ‘76 a Parigi
DI ANDREA SCANZI
Jannik Sinner ha vinto il suo primo Slam, e siamo solo all’inizio. Il suo debutto negli albi d’oro dei 4 tornei Major non poteva essere più bello: al quinto set, in rimonta a tratti disperata, dopo aver perso i primi due set contro un Medvedev sino a quel momento perfetto: 3-6 3-6 6-4 6-4 6-3. Quella di ieri è stata una delle giornate più importanti nella storia dello sport italiano. Il tennis maschile non aveva mai visto in singolare un trionfatore agli Australian Open e, nell’era Open (dal 1968), l’unico a vincere in singolare uno Slam era stato Panatta: Roland Garros 1976. Quarantotto anni dopo, Sinner riporta il tennis all’apice del mondo. E lo fa in maniera assai diversa, perché se Adriano – campione dal talento infinito – non è mai stato un potenziale dominatore del tennis mondiale, Jannik lo è eccome. Questa vittoria non lo farà salire in classifica (resta 4 nel ranking Atp), ma è un dettaglio: dalla fine del 2023, Sinner vale la prima posizione al mondo. Tra ottobre e ieri ha vinto uno Slam, la Coppa Davis, due tornei Atp 500 e fatto finale alle Atp Finals. E tutto questo, mentre mezza stampa lo massacrava per avere detto no a una convocazione in Davis a settembre: di cosa stiamo parlando? Infortuni a parte, Sinner ha i mezzi per dominare il tennis dei prossimi 10/15 anni con Alcaraz (più giovane di un anno) e Rune terzo incomodo. Chiaramente, in questo futuro neanche tanto immaginario, ci saranno ancora Djokovic (per un anno? Due?) e i vari Medvedev, Zverev eccetera, ma Sinner – oltre a testa e talento – ha dalla sua anche l’età.
Il match di ieri è stato pazzesco, ed è cominciato nella maniera che pochi immaginavano. Sinner era sì favorito, perché in stato di grazia (un solo set perso prima dell’atto conclusivo), ma era pur sempre alla sua prima finale Slam: un po’ di tensione era inevitabile. Di contro, dall’altra parte, c’era uno alla sesta finale Slam, già stato numero 1 al mondo, campione agli Us Open 2021 (togliendo il Grande Slam a Djoko) e pronto a vendicare le ultime tre sconfitte (tutte a fine 2023) patite contro Sinner dopo averlo battuto nelle prime sei sfide. Medvedev (3 al mondo) è un cavallo pazzo: non è scorretto, ma semplicemente matto. Non c’è nulla di logico e razionale in lui. Ha movimenti tutti suoi e psiche insondabile: un maniscalco nevrastenico, che adora avere il tifo contro. Tre anni fa, alle Atp Finals, dopo aver dominato il primo set contro Sinner, guardò il pubblico di Torino e fece un gesto come a dire: “Tutto qui il vostro idolo?”. Sinner si è ampiamente vendicato. Soprattutto ieri: per il russo è la quinta finale Slam persa su sei, la terza (su tre) che perde agli Australian Open e la seconda di fila che smarrisce dopo aver vinto i primi due set (nel 2022 contro Nadal). Come minimo, spaccherà racchette e insulterà il suo staff per i prossimi due mesi.
I primi due set sono stati drammatici: Medvedev perfetto (soprattutto in risposta e di rovescio) e Jannik smarrito, lo sguardo perso a cercare disperatamente il suo angolo in tribuna. 6-3 6-3 senza appello, e nel secondo il russo era avanti pure 5-1. In pochi, a questo punto, avrebbero scommesso su Sinner. Il quale, lentamente ma inesorabilmente, ha invece ritrovato forza e solidità: la sua testa è composta da puro granito & agonismo. Sul 4-4 del terzo, inquadrato dalle telecamere, ha detto distintamente tra sé: “Sono morto”. Pareva davvero sull’orlo del precipizio. Al contrario: da quel momento, non ha sbagliato più nulla o quasi. Ha vinto il terzo e quarto con un duplice 6-4, breakkando sempre al decimo game e annullando (con un ace…) una pericolosissima palla break sul 3-3 del quarto set. A quel punto, giunti al quinto set, l’inerzia era tutta dalla sua parte. Medvedev – giunto in finale perdendo otto set e vincendo tre incontri al quinto – è apparso svuotato, nonché sgomento al pensiero di rivivere in finale lo stesso incubo di due anni prima. Sinner non gli ha concesso niente e ha fatto il break sul 3-2 al sesto game, per poi chiudere 6-3 al primo match point dopo quasi quattro ore. Apoteosi e delirio, vissuti però da Sinner con la sobria consapevolezza di chi sa di non essere lì per caso. Se Berrettini in finale a Wimbledon 2021 fu un evento meritato ma “estemporaneo” (e chi scrive lo adora), Sinner in finale in uno Slam è semplicemente la norma. Jannik è destinato ad essere per anni ciò che Tomba e Valentino sono stati in passato in quegli sport reputati in Italia stupidamente minori (per via del calciocentrismo nostrano), ma che diventano appetibili (anche dalle tivù) quando appare un fenomeno. Eccolo: si chiama Jannik Sinner, è il più grande campione nella storia del tennis maschile italiano. E sì, siamo solo all’inizio.

Nessun commento:

Posta un commento