Sempre più Chiara
di Marco Travaglio
In quest’epoca caotica urgono punti di riferimento saldi e netti. Infatti la Schlein in piazza del Popolo e Formigli a Piazzapulita si sono rivolti a Chiara (si fa per dire) Valerio, che in fatto di saldezza e nettezza non teme rivali. Nel comizio dal palco del Pd ha subito colto nel segno: “Tutte le persone che conosco sanno cucinare pasta aglio olio e peperoncino. Ogni persona a modo suo. Tempo di cottura, peperoncino intero, in polvere o frantumato. Piccante o meno piccante. Aglio con l’anima o senza. Tutte le persone che conosco sono capaci di giudicare se la pasta aglio olio e peperoncino di uno è meglio o peggio di quella di un altro”. Forte di queste incrollabili premesse, pur con una lievissima confusione fra parlare come mangi e di ciò che mangi, la Valerio ha indicato la retta via: “Una cultura e una politica del dissenso, dell’eccezione, della variazione che somigliano all’aglio olio che facciamo tutti. Si potrebbe parlare di polenta, arancini, arancine, arancinu, porchetta e fave e cicoria. Nella cucina non c’è segregazione, autonomia differenziata, premierato… Io dico che dobbiamo essere ciascuno come aglio olio e peperoncino, grazie”. Prego, si figuri.
Rapito da tanta ialina chiarezza, Formigli ha chiamato la Valerio a illuminare ogni anfratto dello scibile umano. La destra occupa la cultura al posto della sinistra? “Io non penso che ci siano le poltrone che fanno le persone, penso che ci siano le persone che fanno le poltrone, quindi, diciamo, diamo le persone che fanno le poltrone, se non diamo le persone che fanno le poltrone ma partiamo dalla poltrona secondo me, diciamo, non è una cosa né culturale né soprattutto divertente”. In effetti a Poltrone e Sofà si ride poco. La destra ammazza le donne col patriarcato? La sinistra le difende con le Valerio: “Io penso, esattamente come David Foster Wallace, che ci sia un’acqua in cui tutto questo accade e quest’acqua performa e forma sia Filippo Turetta che Giulia Cecchettin che me e lei (inteso come Formigli, ndr). Quindi tutti agiamo in base a un’acqua, ecco. Io penso che dove possiamo arrivare significa pensare che siamo tutti un’acqua”. Sempre con scappellamento a sinistra. A quel punto gli spettatori superstiti si sentono molto più patriarcali di prima e Formigli, in evidente stato di ipossia, manda un video della Murgia, amica della Valerio ma comprensibile. La Valerio ne elogia la “grande nettezza” e il “dadaismo”, ma poi pensa bene di tradurla in valeriese: “Io penso che sfottere la confidenza sia il contrario della cautela e sia l’unica cosa culturale, io temo le parole fuori dal contesto, temo le parole singole di cui abbiamo paura, penso sempre che debba esserci una struttura, uno spessore, un’ironia in cui possiamo parlarci”. Volentieri, ma di cosa?
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