giovedì 16 novembre 2023

L'Amaca


Cosa vuol dire filo-russo?

DI MICHELE SERRA

L’assassino di Anna Politkovskaja, libera giornalista in un Paese che con la libertà ha i conti in rosso, è un ex poliziotto specializzato in “operazioni speciali” — leggi: lavori sporchi — e scarcerato per tornare a fare il suo lavoro, un lavoro sporco per eccellenza, la guerra in Ucraina. Già i due figli di Anna, Vera e Ilja, hanno detto, con sobrio disgusto, quanto c’è da dire: non solo la giustizia e la vittima sono state derise, ma in Russia “non c’è nessuno da cui pretendere risposte”. Frase terribile e disperata.
Quanto a noi, forse interessa stabilire che cosa si intende dire veramente quando si dice che qualcuno, persona o movimento, è “filo-russo”. La Russia non esiste più: “non c’è nessuno da cui pretendere risposte”.
C’è un despota miliardario sostenuto da un manipolo di miliardari, il fondamentale talento di molti dei quali è essersi intestati il patrimonio dello Stato dopo la caduta del comunismo. Al comunismo, in quel Paese, è succeduta la cleptocrazia. Poi c’è un popolo in larga parte reso prono dalla povertà e accecato dal nazionalismo. Infine c’è una minoranza perseguitata e offesa che cerca di pronunciare le due parole, libertà e giustizia, che Putin ha rinchiuso in carcere.
Che significa, dunque, filo-russo? Stare con Putin e Kadyrov o stare con la carboneria democratica russa che conta incarcerati e ammazzati quanti ne bastano ampiamente per definire tiranno il presidente Putin?

Nei vari convegni ethink-tank filo-russi in corso qui e là, tutti che se la passano da minoranza coraggiosa e “fuori dal coro”, chissà se almeno uno si alza e dice: io sono filo-russo e dunque sto con Politkovskaja e contro Putin.

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