giovedì 9 novembre 2023

L'Amaca

 

Il “me ne frego” sanitario
DI MICHELE SERRA
C’è in giro parecchio Covid. Il ministero della Salute pubblica un bollettino settimanale nel quale si legge che nelle ultime due settimane sono morti per Covid 196 e 148 italiani. Dai giorni del massimo allarme mondiale e dell’informazione martellante, dell’ansia collettiva e delle misure restrittive quotidianamente snocciolate da istituzioni e media, molta acqua è passata sotto i ponti. La malattia si è stabilizzata, il vaccino ha fatto da argine, le cure sono molto migliorate. Dal panico si è passati a una convivenza vigile con il virus. I virologi non sono più star televisive e i No Vax sono passati ad altri capitoli della lotta contro il “pensiero mainstream ”: il catalogo è vasto, vanno comunque forte QAnon e Putin.
Ma la malattia è ancora in mezzo a noi e miete ancora vittime. Che dal clamore parossistico dei primi mesi si sia passati al silenzio tombale di adesso, non stupisce: è la conferma di un Paese che fatica sempre a trovare misura, o addirittura evita accuratamente di farlo.
Dalla “dittatura sanitaria” al “me ne frego” sanitario il passo è stato breve.
Per la destra frescona parlare di Covid è proprio contro-natura. La gravità delle cose — di ogni cosa — è affare della “sinistra triste”, per essere veri patrioti bisogna stare allegri. E con l’allegria al governo, che senso ha parlare ancora di Covid? Così ci si arrangia. Con le mascherine, con la promiscuità, con la quarantena, ognuno si regola secondo coscienza o incoscienza. Qualcuno, se positivo, ancora si prende la briga di telefonare ai compagni di cena della sera prima per avvertirli. Forse è un comunista menagramo, forse è solo gentile.

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