venerdì 17 novembre 2023

Danielamente

 

Salvini da Vespa, maestro di panzane e minchionerie
DI DANIELA RANIERI
Salvini, che era un politico mediocre e un oratore grottesco già quando pregustava il 40% dei consensi dalla consolle del Papeete Beach, adesso, scalzato dalla più dotata Meloni, è bollito al punto che anche nel programmino di Vespa, che dura 5 minuti proprio per permettere ai governanti più scarsi di fare meno danni possibile, riesce a esibirsi in una performance piena di panzane a pieno titolo rientranti nel genere della minchioneria.
Ormai lo mandano in Tv per fare i lavori che i politici italiani non vogliono più fare, come mentire su numeri accessibili a tutti e ostentare sicumera (anche coi sondaggi che lo danno al 9%), sguardo in camera e dattilonomia (conteggio con le dita), in una parodia, ormai, dell’uomo del contado divenuto politico del fare, “serio, coerente, concreto”.
Quando Vespa gli chiede: “Era inevitabile minacciare la precettazione per ottenere una riduzione degli orari dello sciopero dei trasporti?”, una domandina facilitata che contiene già la risposta, lui risponde: “Mah, il mio mestiere è garantire agli italiani di poter prendere i mezzi pubblici”. È il suo vecchio trucco retorico con la doppietta: non rispondere mai nel merito e sintonizzarsi su quella che lui ritiene l’Italia mentale, incapace di ragionamenti complessi e incline al pensiero binario. “Qualcuno dice ‘scelta mai fatta in passato, scelta coraggiosa’, ‘Salvini sconfigge Landini’ (qui fa la vociona, a impersonare autorevoli interlocutori immaginari, ndr): mah”. Come Renzi, rifiuta complimenti che si fa da solo, veicolati dalla stampa serva.
I suoi interventi mirano a veicolare un messaggio: i sindacati hanno proclamato lo sciopero generale perché vogliono danneggiare lavoratori, pensionati e malati che invece il governo coccola amorosamente. A tal fine assesta subito due panzane: una su 600 euro in più in busta paga che nel 2024 il governo regalerebbe alle famiglie (in realtà, per via del taglio al cuneo fiscale e delle modifiche dell’Irpef chi guadagna fino a 35 mila euro avrà gli stessi soldi che ha avuto quest’anno) e una sulle pensioni, per cui “noi stiamo continuando a smontare la legge Fornero, la Cgil non protestò quando fu approvata la legge Fornero”, asserzioni entrambe false, perché in realtà il governo rende meno conveniente andare in pensione prima, aumentando i requisiti anche per le donne, e nel 2011 la Cgil protestò eccome contro la legge Fornero, scioperando con Cisl e Uil.
Ma la panzana più grossa è sulla Sanità, di cui Salvini palesemente non sa niente e perciò si attiene al copione, visto che finora il governo ha sparato cifre a casaccio (il ministro Schillaci a La Stampa ha parlato di 5,6 miliardi per il 2024, poi diventati 3 per bocca di Meloni). Salvini dice: “Questa manovra economica ha il record storico della Repubblica italiana di investimento in Sanità, 3 miliardi di euro in più destinati al taglio delle liste d’attesa”, e qui si vede il fuoriclasse, perché riesce a mentire (o a sbagliare, che è peggio) tre volte. Primo: se pure fossero 3 miliardi, non si tratterebbe di un record storico: tra il 2004 e il 2005, governo Berlusconi II, l’aumento fu di 10,8 miliardi; nel 2019, governo Conte II, il ministro Speranza contava di investire sulla Sanità 10 miliardi, sopra al 7% del Pil, poi ci fu la pandemia. Secondo: le cifre del governo nascondono un trucco da magliari. Nella Nota di aggiornamento al Def c’è scritto che la spesa sanitaria, di 131,1 miliardi nel 2022, è di 134,7 miliardi nel 2023 e sarà di 132,9 miliardi nel 2024, di 136,7 nel 2025 e di 138,9 nel 2026, numeri da leggersi in relazione al Pil: 6,6% nel 2023, 6,2% nel 2024 e 2025, e 6,1% nel 2026. Un record al ribasso, considerata l’inflazione.
Vespa tace, del resto in 5 minuti si fa in tempo a bofonchiare qualcosa e a porgere qualche domanduccia su vassoi d’argento (e nel suo libro si è bevuto la stessa fandonia dalla Meloni). Per di più, e qui si riconosce il Salvini insipiente dei bei tempi, i 3 miliardi non vanno affatto al “taglio delle liste d’attesa”: il disegno di legge di Bilancio dice che “al fine di far fronte alla carenza di personale sanitario nelle aziende e negli enti del Servizio sanitario Nazionale, di ridurre le liste d’attesa e il ricorso alle esternalizzazioni… è autorizzata… la spesa di 200 milioni di euro per il personale medico e di 80 milioni di euro per il personale sanitario”; 280 milioni: se la Lega restituisse i 49 che ha rubato allo Stato italiano, potrebbero diventare al massimo 329. Salvini conclude le sue chiacchiere postprandiali con ciò che gli è più familiare: gli immigrati da bloccare: “Sono a processo perché ho ridotto del 90% gli sbarchi nel mio Paese”. No: è a processo per aver trattenuto 147 migranti a bordo su una nave per giorni, a riprova del fatto che erano già arrivati. Ombre del vecchio leone quando dice “Non ha vinto Salvini”, parlando di sé in terza persona, come tutti i vinti che si credevano eroi.

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