I Rolling Stones sono tornati e sembra il 1968
DI STEFANO MANNUCCI
Gli Stones sono come la prima pisciata del mattino. Un rito e una certezza. Là fuori cambia tutto: potrebbe essere il 1968, il ’77, il 2001. O il 2005, quando pubblicarono l’ultimo album di inediti, A bigger bang. E 18 anni dopo eccoli di nuovo. Hanoi è diventata Kiev, l’Italia è alla quarta repubblica, molti politici loro coetanei sono già imbalsamati. Mick & Keith restano quelli del Novecento. Ok, ottuagenari, con medici al seguito, ma pure con la wild card di Satana che fa ipotizzare nuove paternità per Jagger o il rinvio ad libitum della destinazione alla scienza del cadavere di Richards. Spiega il cantante: “Il segreto per stare insieme tutta la vita? Parlarsi poco”, I Rolling Stones sono la costante del Tempo: sessant’anni fa debuttavano con live che duravano un niente prima dell’assalto delle teen in deliquio, oggi rassicurano con il mantra del rock, un elisir di energia di antica e segreta ricetta. Hanno presentato il nuovo disco dall’Hackney Empire di Londra, un incontro cazzeggione con Jimmy Fallon. Hackney Diamonds uscirà il 20 ottobre: non aspettatevi un testamento. Ci saranno Paul McCartney (fanculo le rivalità posticce), Stevie Wonder e nel brano Sweet sounds of Heaven Lady Gaga, che Mick ha definito “incredibile”. Keith ha tuonato: “Un gospel? Tu non sei mai andato in chiesa!”. Per i miracoli non servono preghiere. Se non rivolte al caro spettro Charlie Watts, che comparirà in due pezzi (“Ci manca, ma è sempre il quarto, e ha dato la benedizione al sostituto Steve Jordan”, ha detto Richards). In un brano, per omaggio all’estinto, tornerà pure il vecchio bassista Bill Wyman, il vero lumacone del gruppo. Per ora è stato lanciato il primo, potente singolo Angry: la quintessenza del suono Stones, col video in cui Sydney Sweeney, la star di White Lotus, si contorce in una spider sul Sunset Boulevard. Ai lati della strada, i cartelloni con le immagini retrò della band. E davvero, che cacchio di anno sia lo sanno solo loro.
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