lunedì 5 giugno 2023

Ziliani e quel pensiero...

 

Complimenti a Chinè. Gli illeciti della Juve sono provati, il procuratore Figc l’ha salvata lo stesso
di Paolo Ziliani
Si chiama Chinè e potrebbe essere il nome di un nuovo digestivo da lanciare sul mercato; invece è il cognome del Procuratore della Figc in carica dal 2019, di nome Giuseppe, nato a Bovalino (Reggio Calabria) 54 anni fa, l’uomo che ha messo la firma sul patteggiamento che ha consentito alla Juventus di uscire dal suo inquietante incubo giudiziario – almeno in campo sportivo – scampando a un processo in cui era accusata di quattro giganteschi illeciti, tutti per violazione dell’articolo 4, quello sulla lealtà sportiva, lo stesso articolo che era già costato al club bianconero 10 punti di penalizzazione e la squalifica per 8 anni dei suoi quattro dirigenti apicali, Agnelli, Arrivabene, Paratici e Cherubini: il tutto in cambio del pagamento di una multa di 718 mila euro, più o meno una mensilità dello stipendio di Allegri, e della promessa che Madama non avrebbe inoltrato ricorsi per le sanzioni di cui sopra consentendo a mamma Figc di risparmiarsi seccature in vista della stagione prossima ventura.
E insomma, avete capito bene: in campo penale la Juve e il suo vecchio CdA stanno per essere rinviati a giudizio con le accuse di aggiotaggio, false comunicazioni sociali, false fatturazioni e ostacolo alle autorità di vigilanza; tra le parti civili costituitesi c’è la Consob, ossia l’organo di controllo del mercato finanziario italiano; il dossier dei magistrati che hanno indagato sui bilanci e sulle spericolate manovre finanziarie della Juventus consta di ben 17 mila pagine, da mesi recapitate anche nelle mani della Procura Figc; in questo dossier ci sono le prove provate, grazie a perquisizioni, intercettazioni e interrogatori, di una miriade di illeciti, a cominciare dal sistematico falso in bilancio; e tuttavia Chinè, che a fine gennaio, vista l’impressionante mole di documenti, aveva chiesto una proroga d’indagine di 40 giorni, e in data 8 marzo ne aveva chiesti altri 20 per studiare ancora più a fondo l’incartamento; dopo avere nell’ordine: 1. Chiesto per la Juventus una pena inadeguata nel processo plusvalenze-bis (il primo si era concluso con l’assoluzione perché Chinè incolpava il club di aver dato ai giocatori un valore diverso da quello indicato dal sito Transfermarkt), 9 punti portati poi dalla Corte d’Appello a 15; 2. Archiviato la posizione dei giocatori che da regolamento rischiavano “almeno un mese di squalifica” per la partecipazione all’illecito delle “manovre stipendi” (23 nel 2019-20 e 17 nel 2020-21); 3. Non avere rispettato i tempi del deferimento, che deve avvenire non oltre i 30 giorni dalla comunicazione di fine indagine, aspettando che la Juve sfruttasse la carta del patteggiamento pre-deferimento che le consentiva lo sconto di metà pena; 4. Trovato un accordo post deferimento col club per uscire da tutto pagando 1 milione di multa (intesa rigettata dalla Procura generale in quanto non congrua e non valida causa recidiva del reato in oggetto); dopo tutto ciò il prode Chinè da Bovalino si è presentato con la stessa proposta di patteggiamento al Tribunale federale che dopo aver letto 718 mila euro ha detto sì perbacco, mi sembra congruo, per me va bene, andate in pace. Gravina, presidente Figc, si è congratulato: “È il risultato più bello per il nostro calcio”, ha detto: dove nostro sta per Figc & Juventus. Il ministro dello sport Abodi si è accodato: “Il patteggiamento era nelle possibilità e si è rispettata la norma sportiva”. Come no. Concludendo: complimenti a Chinè. Ci sono voluti tempo e notti insonni, ma alla fine il 110 e lode è arrivato. Lunga vita a chi difende i valori dello sport in Italia.

Nessun commento:

Posta un commento