domenica 11 giugno 2023

Il tifo sano


Leggo le solite castronerie di placidi benpensanti, arzigogolanti, al solito, intorno al vuoto pneumatico, da loro molto ricercato in quanto remunerativo, permettente ad alcuni sfangarla dalle fatiche quotidiane coll’infiascamento di aria fritta di cui sono maestri, in quest’era tremebonda dell’inutile caccia alle streghe del politicamente corretto. E allora il meravigliarsi del godimento di molti per le sventure calcistiche internazionali altrui, rientra in questa melliflua ottica. Chi dice “tifo sempre una squadra italiana all’estero perché rappresenta la mia nazione” non è tifoso nel vero senso del termine che, in primis, non include neppure la categoria dei cosiddetti ultras i quali, con le loro violenze, stanno al tifo come il Balordo leghista alla politica. Il tifoso è colui che aborra violenza e slogan idioti razzisti, permeandosi essenzialmente di sani sfottò nei riguardi di chi spasima per altri colori. Già gli sfottò: depotenziati da tecnologia alla Var, depauperati da quella certezza allontanante i sani dubbi attorno allo strattone in area, la mano probabile, comburente per le sane disfide al bar del giorno dopo, resistono essenzialmente per le debacle degli altri, per problemi simili a quelli capitati da poco alla Patteggese, per mancati trofei sfuggiti per un nonnulla simili a quello di ieri sera. Ricordo la gioia nel cuore di molti dopo la madre di tutte le tragedie, sempre a Istanbul contro gli albionici della terra dei Beatles; ognuno ha i suoi ricordi, le sue sventure irrise dal godimento degli altri. Si gode per le sconfitte dei colori rivali. Si, e si gode molto. Perché doverlo nascondere agli occhi dei molluschi appassionati flebilmente di calcio?

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