mercoledì 28 giugno 2023

Ottima visione


Guerra di tweet. Todos geopoliticos: anche Farfallina71 e Gino-bandierina

di Alessandro Robecchi 

Sono stati giorni entusiasmanti per chi osserva (forse come me, il più delle volte basito) le dinamiche dei media, le contorsioni delle narrazioni, i testacoda della propaganda, le circonvoluzioni, gli spiegoni, i commenti in Rete, sui giornali, alla tivù. Trovo meravigliosamente democratico che Farfallina71 sappia decrittare con tanta precisione i retroscena interni del Cremlino, o le mosse di Wagner; oppure che Gino-bandierina ci ammannisca la sua analisi retroscenista, che tu leggi e dici: “Minchia, Gino! Avrà le sue fonti segrete a Rostov sul Don!”, e poi scopri da altri tweet che fa l’elettrauto a Posillipo.
Putin è più debole. Putin è più forte. Non è mai stato forte. Non è mai stato debole. Ha le ore contate. Ora vanno a Mosca e gli fanno un culo a capanna, anzi no, tornano indietro, visto?, erano d’accordo. Prigozhin è cattivo ma dice la verità, e questo quando la “verità” di Prigozhin collima con la “verità” di CiccioPasticcio-bandierine, che vai a vedere il suo profilo e di solito si occupa di calcio e polenta taragna. Mah. Del resto, quelli che si occupano di geopolitica sui giornali e in tivù, e loro sì dovrebbero avere le loro fonti segrete a Rostov sul Don, non è che hanno prodotto di meglio, quindi…
Naturalmente non voglio occuparmi della questione in sé, della quale sappiamo poco e nulla, possiamo fare solo vaghe ipotesi, non è quello il punto. Il punto è il matrimonio ormai indissolubile tra emotività dei media e tifoserie, per cui una notizia (esempio: “Prigozhin marcia verso Mosca”) diventa all’istante, dopo nemmeno due secondi, una costruzione barocca di esultanze, o panico, un arzigogolo di teorie ultimative e definitive, di sentenze inappellabili, che saranno ovviamente riviste e limate il giorno dopo. Per un breve istante, nella notte del finto golpe, è parso che tutto fosse finito, finita la mattanza in Ucraina, finite le bombe, i morti, le avanzate, le ritirate, tutto finito, hurrà! Il pensiero debole e binario, unito all’afflato della speranza trasfigurata in certezza, unito all’ansia di dire “avevo ragione”, ha trasformato i media in una specie di calderone ribollente di cazzate. In più, ed è il dato più divertente, tutti leggono ogni avvenimento, ogni fatto di cronaca, ogni novità – non parlo solo della guerra, ma di tutto quanto – alla luce del proprio schieramento e della propria curva. Chi era cattivo diventa buono, chi era buono diventa cattivo, magari si è sostenuto A fino a ieri, ma oggi conviene dire B. Putin era un macellaio potentissimo che se non lo fermiamo “Arriverà fino a Lisbona” (cit.), e oggi è debole coi i piedi di argilla; come quando la Russia doveva fare default in due settimane, ma poi no, eccetera eccetera.
È vero che la prima vittima della guerra è la verità, ma qui un po’ si esagera, perché la verità diventa variabile, elastica, tirata di qua e di là a seconda delle convenienze. Tutto molto ridicolo, se uno non pensasse che l’informazione è un bene primario, che serve per creare cittadini migliori, e invece al momento genera soltanto curve da stadio isteriche e mutevoli. Si legge un titolo, magari furbetto o sbagliato, lo si capisce male, ci si costruisce una tesi, si trovano dei nemici, e oplà, il gioco è fatto. Il Cai – esempio di scuola sempre di questi giorni malandati – non ha mai detto di voler togliere le croci sulle montagne, era solo un titolo di Libero. Ma ecco Farfallina71 in trance agonistica che promette di andarle a rimettere lei, più grosse di prima, sulle cime innevate. Chapeau!

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