lunedì 12 giugno 2023

Ziliani

 

Superlega addio. Uefa, abbiamo scherzato: meglio tener stretta la bombola Champions
di Paolo Ziliani
Era il 19 ottobre 2022 quando il tedesco Bernd Reichart, nuovo Ceo della società “A22 Sports” promotrice del Progetto Superlega che raggruppa Juventus, Real Madrid e Barcellona, rilanciava in grande stile, dopo il lancio abortito del 20 aprile 2021, il piano di cambiamento del football che l’avvento del Nuovo Torneo avrebbe determinato. Siccome il progetto originario si era dimostrato una fetecchia, la A22 aveva provveduto a un suo profondo restyling. “Abbiamo fatto tabula rasa, anche i fan proveranno molta simpatia per l’idea. C’è una mossa dichiarata verso un formato aperto e l’adesione permanente al torneo non è più un tema sul tavolo”, confidava Reichart al Financial Times. Tutto molto vago. E quando pensate di partire? “L’aspettativa ragionevole – era la risposta – è per la stagione 2024-25”.
Il che destava un certo stupore: perché l’Uefa aveva annunciato il cambio di format della Champions, con aumento delle partite da 125 a 189 e aumento sostanziale del già ricco montepremi, proprio a partire dal 2024-25. Insomma: com’era possibile immaginare al via, contemporaneamente, la Champions col suo agguerrito plotone di top club e la Superlega che per statuto ammette solo pezzi da 90? Qualcuno stava raccontando una balla.
Sono passati poco più di sette mesi e il Progetto Superlega non sembra passarsela tanto bene. Intanto perché il 15 dicembre l’avvocato generale della Ue, Athanasios Rantos, in attesa del pronunciamento della Corte Europea era intervenuto per dire che l’Uefa non esercita alcun monopolio sul calcio: chiunque è libero di organizzare tornei alternativi a patto di uscire dall’Uefa e dalla Federazione di cui fa parte. Se Juventus, Real e Barcellona desiderano dar vita alla Superlega, è sufficiente che escano da Serie A, Liga e Uefa e possono fare tutto quel che vogliono; se invece pretendono di farlo rimanendo affiliati si pongono al di fuori delle regole e l’Uefa ha il diritto e il potere di sanzionarli. E sorvolando sul fatto che i governi di tutti i Paesi europei, Italia compreso, avevano già espresso alla Corte Ue, dietro richiesta, il gradimento per il calcio “made in Uefa” e il rigetto del modello Superlega, succede che proprio in questi giorni, con un coup de théâtre degno di miglior causa, uno dei tre club del Progetto Superlega, la Juventus, abbia annunciato il proposito di abbandonare i compagni d’avventura Real e Barça sfilandosi dall’impresa. Teme infatti che la Uefa, per svariate malefatte commesse che nulla hanno a che fare con la Superlega, la escluda per più anni dalle coppe privandola di introiti che sono da sempre la sua principale fonte di ricavo; e abiurare la Superlega potrebbe impietosire l’Uefa motivandola a non calcare troppo la mano.
Insomma, la Champions era la bombola d’ossigeno che teneva in vita il club; ma il club ne pretendeva un’altra, con maggiore capacità di ossigeno, ritenendo fosse suo diritto pompare nutrimento sia da un boccaglio che dall’altro. Morale della favola: la Juventus si è accorta che si stava meglio quando si stava peggio; la Superlega è definitivamente collassata; e ora Madama implora in ginocchio l’Uefa di non cacciarla dal paradiso terrestre della Champions, su cui fino a ieri sputava, e non esita a scaricare in autostrada, abbandonandoli al loro destino, i compagni di viaggio Real e Barcellona. Sempre che il contratto di adesione all’A22 non la costringa a sanguinosi risarcimenti da riconoscere ai club traditi. Dal pianeta calcio è tutto: linea allo stadio (pardon, studio).

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