sabato 8 aprile 2023

Sulla Palmaria

 

Nel paradiso di Palmaria Toti vuole i resort di lusso
PORTO VENERE - Il Comune ha detto sì a 2 lottizzazioni sull’isola. Svendute ai privati pure le ex Colonie Bergamasca e Olivetti
DI MARCO GRASSO
Una colata di cemento sta per riversarsi su uno degli ultimi paradisi incontaminati della Liguria: l’isola Palmaria, a largo di Porto Venere. Parco regionale, patrimonio dell’umanità Unesco e santuario dei cetacei, per anni è stato meta di escursionisti, naturalisti e approdo di turismo popolare. Quest’epoca, dopo una lunga decadenza, sta per essere spazzata via dal “Masterplan”: un progetto di recupero che si propone di trasformare questo polmone verde in una sorta di paradiso per miliardari. Questo almeno è l’obiettivo del presidente della Regione Giovanni Toti, che rivendica di voler trasformare la Liguria in una “nuova Florida”, e la Palmaria in una “piccola Capri”. Per gli ambientalisti si tratta di uno scempio. Per Toti di una riqualificazione: “Sono 40 ruderi buttati lì da 150 anni. Ne faremo un luogo bellissimo, dove sorgerà ospitalità diffusa di lusso e che accoglierà chi compra yacht. Ci hanno rotto le balle allo sfinimento, come se stessimo stuprando un’isola bellissima”. Critiche simili investono altre due operazioni guidate da una filosofia simile: la ristrutturazione delle ex colonie Olivetti, a Sarzana, e dell’ex Colonia Bergamasca a Celle Ligure.
La vicenda della Palmaria ha inizio con la firma di un accordo di programma tra Stato ed enti locali. Il Comune di Porto Venere ha acquisito 120 immobili e 400mila metri quadri di terreno, garantendo 2,5 milioni di ristrutturazione su beni ancora della Marina. “Condizioni sfavorevoli per il Comune, – denuncia Francesca Sacconi, candidata del centrosinistra alle elezioni di maggio a Porto Venere – da cui nasce la necessità di trarre profitto da un’oasi che così verrà snaturata e cementificata”. A metà marzo, in piena campagna elettorale, la giunta di Porto Venere ha approvato le prime due lottizzazioni da 8,2 e 3,8 milioni di euro, destinate a strutture abitative e ricettive. “Non sarà aggiunto un centimetro cubo di case”, assicura Toti. Ma la vera posta in palio è un’altra: “Con accorpamenti simili gli acquirenti saranno grandi gruppi immobiliari – denuncia Fabio Giacomazzi, attivista di Legambiente e del comitato “Palmaria sì, Masterplan no” – Dietro al paravento delle volumetrie invariate avranno mano libera per abbattere più proprietà e ricostruire complessi alberghieri. Il cemento scorrerà a fiumi”.
Il volto dell’operazione è Matteo Cozzani, che in questa storia indossa varie casacche, alcune delle quali, notano i suoi detrattori, in conflitto d’interesse. Da un lato è sindaco di Porto Venere, commissario straordinario del Masterplan, nonché capo di gabinetto e uomo chiave dei finanziamenti elettorali di Toti. Dall’altro controlla gli organi di salvaguardia: è site manager Unesco ed esprime le nomine dei vertici del parco naturale. “Questa vicenda si inserisce nell’abitudine della giunta Toti di gestire male i beni comuni – denuncia Roberto Centi, consigliere della Lista Sansa e presidente della commissione regionale antimafia -. È una privatizzazione per ricchi”.
All’asta sarebbero interessati gruppi mediorientali e cinesi. Ma circolano anche i nomi di imprenditori locali, come la famiglia Paletti, già proprietaria del Grand Hotel Porto Venere, che in una ex cava della Palmaria sta ricavando un primo resort, contestatissimo dagli ambientalisti. O il gruppo toscano Bulgarella, protagonista del recupero dell’ex colonia Olivetti, a Marinella di Sarzana: un complesso di epoca fascista, con 4mila metri quadri abitabili e tre ettari di parco, abbandonati dal 1983. Nel 2010 fu Claudio Burlando a cederlo ad Arte, ente delle case popolari, per ripianare il malandato bilancio della sanità ligure. Dopo varie aste andate deserte, dal prezzo iniziale di circa 10 milioni si è arrivati a venderlo nel 2022 a poco più di 2. A guidare la società aggiudicataria è Andrea Bulgarella, originario di Trapani, impresario in passato coinvolto e poi prosciolto in un’inchiesta sui fiancheggiatori di Matteo Messina Denaro. Un “errore giudiziario” che, denuncia l’imprenditore, continua a perseguitarlo: nonostante le contestazioni siano cadute, le banche continuano a negargli l’apertura di un conto. L’ex colonia dovrebbe diventare un hotel a 5 stelle e il costruttore potrà erigere una ventina di immobili. La Regione Liguria, nel frattempo, ha fatto un bel regalo al privato: 10 milioni di euro lavori di messa in sicurezza che hanno ridotto il rischio idrogeologico da alto a basso. “Siamo preoccupati per la scarsa tutela ambientale e paesistica”, spiega l’attivista locale Marco Baruzzo.
C’è infine il caso dell’ex Colonia Bergamasca, riviera di Ponente, nata per le cure dei bambini figli degli operai lombardi, al centro di un’operazione da 100 milioni di euro. A fare la parte del leone è il gruppo Spinelli: Aldo Spinelli, terminalista, è uno dei maggiori finanziatori di Toti. Anche in questo caso si parla di edifici a picco sul mare che dovrebbero diventare un resort esclusivo. I rumors per un certo periodo hanno parlato di acquirenti vip del calibro di Cristiano Ronaldo. Un comitato locale cerca di bloccare tutto: “Ci sono violazioni di vincoli paesistici e ambientali – denuncia l’ex sindaco di Celle Ligure Luigi Bertoldi – il progetto approvato prevede abbattimenti e un aumento delle volumetrie del 35%, vietati dalle leggi regionali”.

Nessun commento:

Posta un commento