Il Grande Centro. Ristorante, pizzeria, giardino, curling, Italia Viva: c’è di tutto
DI ALESSANDRO ROBECCHI
Grande Centro, ristorante pizzeria con giardino, forno a legna, matrimoni, cerimonie. Più mi addentro in questa faccenda del grande centro e meno ci capisco. Ma insomma, va molto di moda questa specie di curling politico di posizionarsi al centro, tutti al centro, in attesa di capire con quale legge si voterà, quella attuale, un proporzionale, e se sì con quale sbarramento, e insomma per ora il sistema più accreditato è il Salcazzellum, quindi la situazione è fluida.
Il Grande Centro – vendono anche piccoli elettrodomestici – è tutto un fibrillare di sigle e di nuovi nomi, tipo Italia Viva doveva sposare Coraggio Italia e dar vita a Italia al Centro, con il che capirete che un buon copy avrebbe un futuro assicurato. Centro Centrissimo, Centro per Sempre, o anche Centro Arredo – vendono anche camerette – andrebbe bene.
Come avviene nelle grandi città, anche nel Grande Centro c’è un gran traffico, tutti incontrano tutti in appuntamenti segretissimi che il giorno dopo compaiono sui giornali. Berlusconi ha una corsia preferenziale dalla quale, di solito, “si sfila”, poi si rinfila, poi incontra Casini, poi guarda alla Lega, insomma tutte ’ste baggianate sul Centro devono sembrargli un po’ ridicole, visto che il centro pensa di essere lui. In tutta la faccenda, di centrista c’è solo l’egocentrismo, in effetti. Purtroppo, lo dico con la morte nel cuore, Coraggio Italia è un po’ in crisi perché il governatore della Liguria, Toti e il sindaco di Venezia, Brugnaro, hanno diverse visioni del Grande Centro, mannaggia, sai tipo Hegel e Kant, e quindi la situazione si fa drammatica. Resa incandescente dal fatto che con Brugnaro si schiera Lupi, di Noi con l’Italia (giuro). Gli altri, invece, avevano adottato Mastella, perché in una banda uno col cervello ci vuole, e anche perché sennò Renzi e Toti al sud non li vota nessuno, cioè al Grande Centro vendono anche prodotti regionali dop. Per il resto: porte girevoli, cioè se ho capito bene il Grande Centro dovrebbe essere aperto ai residenti nel gruppo misto, a quelli di Forza Italia in crisi d’identità, alla pattuglia compatta di Italia Viva, ai totiani (o totici?).
Poi ci sarebbe un altro centro, che sarebbe quello di Calenda con più Europa, un grandioso polo aggregativo di idee e progetti che si attesta attualmente intorno al quattro per cento, se va bene. Qui, per non far coincidere sempre Centro e grisaglia ministeriale, si sceglie la via del punk: Calenda, “il centro mi fa schifo”. Gli sembra riduttivo, piccolo, mentre lui vuole un movimento “liberale, democratico, riformista europeista e serio”, dice che lui sarà il perno che riporterà Draghi al governo nel 2023. Ecco, bravo, faccia da perno.
Poi siccome c’è stato il festival di Sanremo e tutto il resto, ho perso un po’ di vista ’sta cosa del Grande Centro, ma è certo che nel gioco c’è anche una corrente del Pd che esorta il segretario a “guardare al Centro” dato che nei 5 Stelle prevale il cupio dissolvi. La situazione aggiornata – ma può cambiare tutto in pochi minuti – è che il Grande Centro resta una bella idea, bellissima, tranne alcuni piccoli particolari: non si sa chi lo farebbe, come, con chi, quando, perché, con quali voti, con quale legge elettorale, con quali leader e con quale programma. Dettagli. Sembrerebbe più un “che ci inventiamo adesso?”, solo che il cast è strampalato, la lite sempre in agguato, il melodrammatico “mai con Tizio, mai con Caio” viene smentito dopo due giorni e si ricomincia da capo. Nell’indefessa costruzione del Grande Centro.
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