giovedì 10 febbraio 2022

L'Amaca

 

Un pezzo della vostra anima
di Michele Serra
Se il conflitto tra associazioni studentesche e ministero sulle prove scritte alla maturità appassiona tanto, è perché sotto (o sopra) il problema contingente si tocca un argomento davvero epocale (termine spesso sprecato; qui lo spendo, spero, con ragione).
Il problema contingente: due anni di didattica a distanza e di socialità ridotta hanno sicuramente influito sulla preparazione dei ragazzi, nonché sulle loro condizioni psicologiche. Di qui il timore che una maturità “tradizionale” non tenga conto delle condizioni di emergenza che l’hanno preceduta.
L’argomento epocale: il tema d’italiano, che serve a dimostrare la padronanza di pensiero e di espressione del suo autore, è largamente la meno “tecnica” delle prove d’esame.
Può prescindere, teoricamente, da qualunque competenza specifica e da qualunque indirizzo professionale. Fa parlare una persona prima ancora che uno studente. Mostra una persona prima ancora che uno studente.
Al già ricco dibattito in corso mi permetto dunque di aggiungere questa considerazione.
Battersi contro l’alternanza scuola-lavoro e contro la prova scritta di italiano è in palese contraddizione. L’alternanza scuola-lavoro è la più diretta espressione di un’idea di scuola fortemente indirizzata alla collocazione professionale dei ragazzi. Il tema d’italiano è l’ultimo bastione “umanistico” — aggettivo che rischia di sembrare provocatorio nella contingenza storica — contro questo indirizzo.
Necessità di sintesi mi hanno obbligato a scrivere in modo drastico cose di grande complicazione. Era per dire: se volete essere studenti per voi come persone, non per voi come ingranaggi del mercato, il tema di italiano lo dovete difendere come un pezzo della vostra anima.

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