L’amaca
Chi sono i veri pazzi
di Michele Serra
Il pacifismo ideologico e ipocrita, il pacifismo ingenuo e parolaio, il pacifismo dei fraticelli, dei panciafichisti, dei fricchettoni con le loro insopportabili collanine: come era bello. Com’era bello il pacifismo infantile, ignaro del mondo, che nei talk show adulti scafati smontavano in quattro secondi. Com’era bello il pacifismo retorico, che opponeva parole risapute all’evidenza delle cose, alla ripetizione bruta dell’istinto di dominio che regola, dall’alba dei tempi, la storia dell’umanità. Com’era bello sapere che esisteva almeno un frammento del mondo (un corteo, una petizione, una bandiera appesa a un balcone) nel quale la guerra, che è la regola, era invece considerata una schifosa eccezione. Ci manca, in queste ore di lucida sopraffazione, con lucidi commenti di lucidi commentatori, qualche residua traccia di quella vaneggiante, imbarazzante utopia, “fate l’amore non la guerra”, che pretendeva la più gigantesca riconversione economica e politica della storia umana, dirottare gli ormoni dagli arsenali ai materassi. Se ci manca la visione – come dicono i politici – la colpa è della nostra paura di essere giudicati ingenui, o matti, come capitò a Francesco quando si denudò di fronte al padre e a tutta Assisi, e di rimbalzo come capita a questo Papa rimasto solo al mondo a gridare “pace!”. Ma lo sappiamo bene, in cuor nostro, che il vero pazzo è Putin, che pazzo è il nazionalismo in ogni sua forma (“nostra patria è il mondo intero”, cantavano gli anarchici a fine Ottocento), che da pazzi è stato, dopo il crollo dell’Urss, fronteggiare quelle rovine con una chiostra di missili, mentre gli oligarchi rubavano il più grande bottino della storia umana senza che nessuno, dalle nostre parti, avesse da ridire: perché gli oligarchi sono compagni di affari, e gli affari sono sacri. Prima di esitare a dire “pace”, la domanda è dunque: chi sono i veri pazzi?
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