giovedì 17 febbraio 2022

Vergogna e dolore


 La nomea di paese di merda viene alimentata da eventi di questo tipo, la tragica scomparsa di Sara, infermiera da una ventina di giorni presso una struttura privata, la Fondazione San Raffaele di Ceglie Messapica, in provincia di Brindisi. Sara è morta in auto contro un palo dopo aver terminato per la seconda volta consecutiva il turno di notte. Adesso, come in ogni paese di merda che si rispetti, sono iniziate le giaculatorie, i cicalecci infami come quello della stessa struttura clinica che si è detta "sgomenta" dell'accaduto, parlando di "una tragedia tanto grande quanto inaccettabile", tirando fuori probabilmente il fato per nascondere le tristi magagne di chi sostanzialmente deve produrre lucro, sempre più lucro per sfamare l'atavica fame di azionisti e beceri figuri dediti esclusivamente all'arricchimento.
Turni infami ed inaccettabili per limare costi a danno della legalità, della decenza, della ragione. Sara si è consumata davanti alle famigerate leggi di mercato, infamante cammeo di un vero paese di merda qual è il nostro. Se da un lato il privato di mestiere deve produrre guadagni, nel pubblico la situazione non è affatto migliore, perché, anche se non ce lo dicono tentando continuamente di distrarci, l'immenso scrigno della sanità pubblica fa gola a tutte le cosiddette forze politiche che da tempo immemore, chissà perché, guerreggiano aspramente tra loro per accaparrarsi un assessorato comunale o regionale in grado di dirigere e amministrare, parola questa fuori luogo per accostamenti infausti come questo, quello che dovrebbe essere recepito da tutti come il fiore all'occhiello della spesa pubblica.
Sottopagati e in numero carente, infermieri e medici osannati in tempi pandemici vengono continuamente spremuti per quel contenimento di costi che non ci sarebbe se la gestione sia pubblica che privata della sanità venisse mantenuta a livelli di paese civile democratico. Non è così e lo sappiamo tutti. E non ci ribelliamo oramai più a nulla, lasciando che ultra sessantenni ancora in tolda di comando, ci raccontino la triste storia dei giovani alla ricerca di un lavoro, che se si levassero loro dai coglioni probabilmente avrebbe più probabilità di attenuarsi; non alziamo la voce neppure riguardo all'eclatante tentativo di molti di formigonamente tentare di sottrarre risorse al pubblico a scapito e beneficio del privato, come Stanlio Moratti in Lombardia pervicacemente continua a tramare. Il ninnolo della lucentezza delle cliniche che piamente vengono autorizzate a pescare nello scrigno del pubblico, distoglie in molti la necessità di ribellarsi a tale politica pro loro, con danni evidenti di stress, di carenza di personale che provoca tragedie come quella di Sara, che salutiamo, vergognandoci di noi stessi e di quelli che abbiamo stoltamente scelto di rappresentarci.
Riposa in pace Sara!

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