mercoledì 11 novembre 2020

Selvaggia Booom!

 “Non mi meritate!”: ora Bassetti scatena la fatwa del basilico

di Selvaggia Lucarelli 

Questa proprio non ci voleva. Non bastavano la malattia, la sanità in crisi, l’economia paralizzata, l’incertezza sul futuro, i lockdown totali sempre più imminenti. Ora un’ altra tragedia si abbatte sull’umanità: il professor Matteo Bassetti minaccia di andar via da Genova perché è offeso, i genovesi lo trattano male. Quanta irriconoscenza. Anziché essere grati, questi genovesi, al professore che li ha tranquillizzati per mesi convincendoli del fatto che la seconda ondata al massimo sarebbe stata quella su Voltri col Libeccio, si mettono pure ad avercela con lui. Lui che “Il Covid c’è ancora qualche caso grave sporadicissimo, ma ormai è diventata veramente molto simile a una forma influenzale”, che “Non c’è stata una seconda ondata di Coronavirus, si tratta di una coda, peraltro prevedibile”, che “Mi chiedo, è il caso di fare tanto ‘sciato’, come si dice a Genova, tutto questo casino, per una quantità di gente asintomatica?”, che “È da maggio che non arriva un paziente in rianimazione. Le discoteche? Si può ballare con le mascherine. E a settembre tutti a scuola!”. Davvero, io non so perché questi genovesi non siano grati al talento ai confini del divinatorio del grande Professor Bassetti. Al capitano che è rimasto saldo al timone mentre tutto il resto del paese affondava con gli Schettino della virologia, con i Galli, con i Crisanti, con tutti quei cazzari che continuavano a dire “Il virus non è cambiato”, “Il virus tornerà”, “Minimizzare è pericoloso”.

È proprio vero che questi genovesi hanno un brutto carattere. Non se lo meritano un luminare come Bassetti. Si meritano una nuova epidemia, una xylella del basilico, una peste del pinolo che estingua il pesto ligure in una settimana. E fa bene Bassetti ad essere furioso, mentre va in tv a promuovere il suo nuovo libro Una lezione da non dimenticare, il cui sottotitolo iniziale doveva essere “Nel dubbio, durante una pandemia, meglio tacere che dire minchiate”. Fa bene a dichiarare piccato: “Mi farò da parte, sono arrabbiato con una parte politica che parla di Bassetti, si occupassero più di politica, farebbero il bene della nostra regione!”. Un po’ come certi professori abituati a parlare di sé in terza persona come Maradona che se si occupassero un po’ più di malati anziché di tv, radio, Instagram e giornali, farebbero il bene della loro regione. Fa bene, Bassetti, a dire che è un problema di cattiva comunicazione. Che è colpa degli esperti che fanno terrorismo, dei gufi che profetizzavano sciagure, degli allarmisti del Covid, dell’informazione che crea panico. Poi la gente si lascia suggestionare. Affolla i pronto soccorso. Addirittura muore. Nessuno dice che gli attuali 400 morti al giorno li secca il Tg, mica il Covid. Basta uno sguardo torvo di Mentana e vai in arresto cardio-circolatorio. Non capisco proprio perché i genovesi non si fidino di Bassetti. Io quando l’ho visto in tv con i libri della Rolex sullo sfondo mi sono sentita confortata, rassicurata dalla scienza. Ho capito che lui avrebbe calcolato i tempi della seconda ondata consultando il quadrante del Daytona. Che sarebbe andato tutto bene. Che c’era da fidarsi. Anche quando si è difeso dalle accuse di aver fatto pubblicità alle cravatte con la motivazione “Ho fatto pubblicità a un’azienda che ha donato 10 000 euro al San Martino!”, aveva ragione lui. Se Fiat dona 100 000 euro al San Martino lui si fa fotografare nella corsia del reparto Covid su una Mini Cooper, è aziendalista. È amareggiato il prof Bassetti. Come dargli torto. “Non posso vivere in un luogo dove mi vergogno a far leggere ai miei figli cosa dicono di me, sono schifato”, ha detto. In effetti la banda larga arriva fino a Lerici, poi dalla Toscana in giù nessuno può più leggere cosa si scrive di Matteo Bassetti, gli basterà portare in salvo la famiglia a Viareggio. E in fondo, tutti memori dell’esattezza chirurgica delle sue previsioni, gli ospedali italiani se lo litigano. “Ricevo ogni giorno offerte di lavoro, potrei andare dove voglio. Arrivati a questo punto o mi rassegno alla mediocrità oppure me ne vado, col dispiacere nel cuore”, ha raccontato Bassetti in una recente, addolorata intervista.

In effetti non ha specificato il tipo di offerte di lavoro ricevute, io per esempio ho il kebabbaro sotto casa che proprio giorni fa mi diceva “Come mi piacerebbe far affettare l’aglio per il kebab a quel professore di Genova!”. Posso dunque testimoniare che sì, se lo litigano. E poi lo avrete letto, è stato nominato coordinatore gestione pazienti Covid per il Ministero della Salute. Mi pare giusto. Vuoi non premiare chi il 23 agosto, con commovente, impressionante lungimiranza, diceva: “Ecco un dato che tutti aspettavamo e che alcuni di noi avevano ampiamente previsto già tre mesi fa. Dopo la carica virale ridotta, ecco la dimostrazione che il SARScoV-2 è mutato!”? Vuoi non premiare chi, tra gli esperti, conta il maggior numero di pubblicazioni su Instagram di selfie? Chi ha passato l’estate a minimizzare affermando che avevamo imparato a gestire il virus e a tracciare e ora dice che a Milano la situazione è fuori controllo? Vedete, è Genova che non se lo merita. E Bassetti fa bene a scappare da quel covo di irriconoscenti. Se solo mi facesse la cortesia di non venire a Milano, ecco, gli sarei grata. Mica per altro. Abbiamo già Gallera, Fontana, Zangrillo e la zona rossa. Direi 

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