lunedì 23 dicembre 2019

Rancore natalizio




Mi diverte oltremodo, non facendomi assolutamente innervosire, girare nei siti dei rancorosi, i diversamente cattolici. 
Ecco ad esempio questo sito evidenziare la profanazione delle chiese allorché vengono trasformate in mense per i poveri. 
Vi dono qualche passo, spassoso, dell'articolo:

E con la sardina in chiesa abbiamo chiuso il cerchio. L’immagine di Mattia Santori che stringe la mano al cardinale arcivescovo di Bologna Matteo Maria Zuppi in una chiesa bolognese per un pranzo coi poveri sant’Egidio style, è l’emblema di come si possa ridurre la Chiesa quando si sdraia a pancia a terra con le ideologie mondane. Verrebbe da dire «che tristezza» e non pensarci più. Invece c'è da ribellarsi perché quanto accaduto nella chiesa dei Servi sabato si ripeterà altrove dato che sia le sardine sia Zuppi-Sant’Egidio sono due formidabili esportatori di format.

Con l’Arcivescovo infatti – per l’evento promosso dalle Cucine popolari – c’erano anche personaggi noti come il comico Alessandro Bergonzoni che ormai segue Zuppi ovunque, manco fosse Polibio con Scipione l’Emiliano e lo scrittore Stefano Benni. E poi l’assessore comunale Matteo Lepore. Vipperie varie, ovviamente intente a partecipare all’evento benefico in favor dei poveri e dell’obiettivo di Repubblica e di Rai Regione Emilia Romagna. Mondanità, ma politicamente corretta dietro il comodo paravento dei poveretti.  

La profanazione, compiuta su mandato preciso dell’arcivescovo, certifica che non c’è niente di più insopportabile dei radical chic che dicono di fare le cose per il popolo. Sabato a quel pranzo non c’erano i bolognesi, la gente semplice che percorre affannata i portici dell’Archiginnasio, ma attori con una parte da recitare: il santo arcivescovo con la sua claque di intellettuali, il salvatore del mondo con la sardina di cartone, le vipperie belle che si muovono in chiesa con la stessa sguaiata arroganza con cui alla sera devono scappare in un capannone per il party di Natale dell'associazione caccia & pesca. “Ma l'abbiamo fatto per il popolo”. Balle. Non si sono mossi per il popolo, ma per la loro narcisistica pretesa di sentirsi dalla parte giusta, pronti col ditino puntato a insegnare agli altri come si fa a stare al mondo: i poveri da sbandierare, la chiesa a uso e consumo, il servizio ai tavoli, il fotoracconto di Rep. Oh yeah...
Con questa pagliacciata spocchiosa, compiuta in un luogo consacrato a Dio per la quale non ci sarà mai riparazione, sua eminenza, ovviamente, dall’alto della sua bontà sancita da docufilm agiografico, considererà le critiche come questa e quelle che si sono sollevate sul web ieri mattina, robetta di cui non tener conto perché frutto di élite dalla dura cervice che non ha capito la rivoluzione della teneressa.
Invece sono il segnale che è grazie a pastori come questi che si allontana il popolo, il quale per queste pagliacciate nella casa di Dio, con annesso spot politico per il movimento amico di turno, soffre e si indigna. Se soffre – e soffre, basterebbe ascoltarlo per accorgersene – vuol dire che una frattura c’è stata e questa frattura qualcuno deve averla prodotta quando ha deciso di portare la chiesa nell’agone politico. Dandole anche già un indirizzo ben preciso. Rosso come la porpora.
Vedete come sono sempre attivi nel rosicchiarsi la coscienza? 
La fobia della profanazione, tipica di chi trasforma la fede in un crogiolo di norme, regole, arzigogolature tendenti ad estromettere molti per far finta di salvarne pochi, i soliti noti dediti al baciapilismo sconsiderato, fuffa per carità ed affini. 
Rosicano, tramano, non sapendo di essere già nel sepolcro imbiancato. 

Nessun commento:

Posta un commento