Senofonte, Senofonte! Dimmi quale ora intrinseca, scompigliante il tutto, s’arena nei miei ghiacciai, come il vate trasformerà me stesso nel diluvio pregiudiziale!
Senofonte prendimi per mano e trasportami lassù dove s’odono i rimpianti, dove l’ardire non si confonde con l’eccesso! Cogli quel poco di vitale, di univoco, sparigliante l’effimero, il gretto, la parusia, l’avvento di un nuovo inizio, il soffermarsi su eventi, storture, lancinanti aneddoti tramandati ora che più non ci scuotiamo dinnanzi al pericolo della glaciazione delle idee.
Senofonte prendimi per mano e trasportami lassù dove s’odono i rimpianti, dove l’ardire non si confonde con l’eccesso! Cogli quel poco di vitale, di univoco, sparigliante l’effimero, il gretto, la parusia, l’avvento di un nuovo inizio, il soffermarsi su eventi, storture, lancinanti aneddoti tramandati ora che più non ci scuotiamo dinnanzi al pericolo della glaciazione delle idee.
Senofonte insufflami quel quid in grado di sconvolgermi, attorcigliarmi su me stesso, ancora, ancora! Abbraccio la retorica per sfangare la sopravvivenza, l’opportunismo, la sperequazione culturale, l'inetto revisionismo, il gelo dell’ignavia. Possa il fiume della vita permettermi di accovacciarmi alle sue sponde, gustandone beltà e virtù!
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