Quindi è meglio entrare nell’apartiticità per non sfociare nella codardia, preparandosi alla prossima e durissima lotta contro l’invasore illiberale, lui si che dovrebbe essere spedito lontano dai sacri luoghi, che sta per venire, subitaneamente, osannato da folle festanti ed entusiaste nel vedere l’ennesimo uomo forte, con capacità intrinseca di adulterare valori, tesori, qualità una volta proprie della nostra unicità. È fondamentale divenire apartitico perché, dove si era entusiasticamente, non ha più senso starvi, essendo divenuto tutto piaggeria per mano ed opera di un ex venditore di bibite allo stadio. Quello che preme, conta ed è essenziale ora, in questo momento storico, è il non finire nella poltiglia razzista, xenofoba, dividente che sta trasformando in normalità, anche allegramente con disco e mojito in mano, in luoghi comuni, atteggiamenti che se fossero stati solo detti una trentina di anni fa, avrebbero innescato una gragnola di calci per il culo ad opera degli antichi padri, pensanti.
Dopo le terribili Ere del Puttanesimo e del Ballismo ecco balenarsi quella del Decerebrato, temibile come le precedenti, spiazzante, devastante.
Gli alleati non si sono sicuramente dimostrati all’altezza anzi, alla bassezza, del futuro signore di noi altri. Lo hanno coccolato, annuendo, consentendogli di scorrazzare nella Costituzione, nelle deleghe, permettendogli di assurgere a quel ruolo del “ghe pens mi” che sta alla democrazia come Orfini a Braveheart.
Ed oggi con l’ennesimo via libera ad una megaopera inutile da nove - dieci miliardi che allocchi e stampa prona credono contribuirà a dar linfa allo sviluppo, concetto espresso pure dal pagatore seriale di tangenti alla mafia e per questo invalidata e sbugiardata di default, il progetto del Bibitaro arriverà al capolinea, tra sfracelli di consensi e saluti finali, come il mio, verso una sana, necessaria, indispensabile lotta politica apartitica per la libertà e il pensiero, oggetto sconosciuto in quelle tristi lande papeetiane.
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