martedì 14 maggio 2019

La pittata rinfrescante



Repubblica si rinnova nella forma e, ci dicono, nella sostanza: numerosi inserti, la voglia di rimanere saldamente al comando dell'informazione nazionale. L'informazione che dovrebbe essere appunto informante e mai di parte per una o l'altra sponda. 

Ma sentiamo come presenta questa riverniciatura il neo direttore Carlo Verdelli nell'editoriale di presentazione la nuova veste:


Un giornale è un essere vivente, come le persone, le piante, i fiori. Cresce, cambia, si adatta all’ambiente. E se l’ambiente diventa ostile, se il clima si fa tossico, se saltano le soglie del minimo comune denominatore di convivenza civile, allora deve inventarsi delle contromisure per reagire.
La nuova Repubblica che avete in mano oggi, o che sfoglierete nella versione digitale, non è tanto un’alchimia editoriale, un cambio di grafica, uno spostamento di pagine o inserti. È la risposta a un vento forte che si è alzato, non solo in Italia, in direzione ostinata e contraria ai principi fondanti e condivisi della nostra comunità.

Bene, giusto, parole sante! 
Andiamo avanti con l'articolo:

E per rispondere a questo vento, per farci sentire nel frastuono che sta stordendo il nostro presente, abbiamo pensato di alzare la voce, come il fondatore Eugenio Scalfari ci ha insegnato a fare 43 anni fa. Una lezione raccolta per tutta la grande stagione di Ezio Mauro e, nel penultimo tratto, da quella di Mario Calabresi.

Alzare la voce non significa rinunciare a un grammo dell’autorevolezza e del rigore che hanno caratterizzato la nostra storia. Vuol dire però coniugare l’imparzialità nel raccontare con il coraggio di denunciare quello che ci sembra intollerabile. Vuol dire parlare chiaro e dichiarare apertamente, ogni volta, qual è il nostro pensiero, renderci tracciabili nella mappa intricata dell’informazione di oggi, essere il più possibile trasparenti.
Criticabili, contestabili fin che si vuole, ma trasparenti.
Repubblica è per tradizione il quotidiano della democrazia, che offre ai cittadini chiavi di lettura sulla convenienza di questo sistema.

Trasparenti, bravo direttore! E' quello che ci vuole. Imparzialità: standing ovation! Finalmente! Quasi quasi la ricompro anch'io che da ormai tanti anni leggo solo Travaglio e il suo giornale "di parte" come dite voi! 

Di fronte al riemergere, forse imprevisto ma di certo non marginale, di pulsioni che partono dal populismo per arrivare a forme variabili di autoritarismo, davanti a cortei più o meno autorizzati che sventolano bandiere nere e simboli propri di fascismo e nazismo, di fronte a minacce sempre più concrete e spudorate a persone che intralciano il nuovo-vecchio corso, per chiunque trovi tutto questo un pericolo che sarebbe un errore sottovalutare, è il tempo di uscire dall’astensione, dal prendere cautamente le distanze, dalla litania dei distinguo. Questo è il tempo del coraggio.

Questo è il tempo del coraggio! E la prima pagina di oggi sembrerebbe supportare la nuova linea, la rinfrescata primaverile. Fate bene ad attaccare il Cazzaro, il pallone rigonfio di nulla! Sono con voi! 

C’è la propaganda. E poi c’è l’informazione, che è cosa seria e diversa. La propaganda racconta un Paese che ha finalmente riscoperto antichi valori, come il grembiule a scuola, la difesa del cortile di casa dagli estranei, specie se neri o marroni o diversamente bianchi, l’orgoglio di farsi rispettare da quelli che vorrebbero imporci il rispetto di regole inventate a nostro sfavore, l’insofferenza verso la storia, non a caso espulsa dalle materie della maturità per poterla più agevolmente cancellare o riscrivere a piacimento. 

Ineccepibile direttore! Pietre miliari del Giornalismo le sue parole! 
Vado oltre e evito di riportare alcuni passi evidenzianti questo temibile aria di razzismo, che pur sempre condivido.
Ed infine l'attacco, che ritengo giusto perché un'opinione è pur sempre valida nella sua sacralità:

Per tacere dei poveri: 5 milioni a zero introiti, più altri 9 in condizione di precarietà estrema, con entrambi gli indici in salita a divorarsi pezzo a pezzo quella che una volta era la classe media. L’«anno bellissimo», incautamente promesso dal premier Giuseppe Conte, si sta rivelando, se appena cala la maschera della propaganda, una Caporetto economica e pure morale. 

Ha ragione pure qui. Il presidente Conte ha definito quest'anno bellissimo ma la realtà lo sta in parte sbugiardando. Lo ammetto. Quindi ricapitolando tutto sembrerebbe girare finalmente per il verso giusto, guardo la prima pagina e rimembro: vabbé dai, lasciamogli il piacere di non evidenziare una notizia che però se avesse riguardato la sindaca romana ad esempio, ci sarebbe stata anche oggi, non a piena pagina ma con la giusta solerte evidenza. 
Giro pagina. Nulla. 
Allora mi viene il sospetto: non sarà mica che tutte queste illuminanti parole siano solo una rinfrescatina di bianco all'antico sepolcro informativo? 
Dai come sei, mi dice la parte più integerrima di me. Parti bene e poi ecco la solita voglia di contestare tutto! 

Da pagina 4 a 10: nulla! 
Cavolo! Mi sembra di leggere Calabresi, l'ex direttore, il renziano per antonomasia! 
E smettila! mi ridico! Non fare il populista. 
Pagina 11-12-13-14 e via andare... 20 nulla! Siamo alle solite! 
Pagina 21: Eccola! Finalmente la notizia che cercavo! 
Pagina ventuno, dal peso informativo simile ad un gatto sull'albero con i pompieri impegnati nel salvataggio! 

 
Siamo alle solite Repubblica! Una facciata bella affascinante con dietro i soliti giochini da quotidiano di partito. 
Chiedo, anzi, richiedo: se la sindaca Raggi avesse avuto una richiesta di condanna a 13 mesi per falso, l'avreste riportata a pagina 21?
Meditate gente, meditate! Non basta una rinfrescata per rendere appetibile un sepolcro della corretta informazione! 
Al prossimo restyling!

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