mercoledì 28 novembre 2018

Qui ad Alloccalia



Oh si, qui in Alloccalia si permette tutto, ma proprio tutto. Si permette ad esempio ad un quotidiano di proprietà della famiglia del Pregiudicato Seriale, di sparare in prima pagina la notizia riguardante il pagamento in nero da parte del padre di Luigi Di Maio, dello stipendio di alcuni suoi dipendenti, prima che il figlio rilevasse l'azienda e si dedicasse alla politica.
Permettiamo questo ed altro: come la foto del Pregiudicato in formato statista, pensa che periodi bui e cupi abbiamo passato, sul quale la corte di Bruxelles non si è pronunciata in merito alla sua possibile prossima candidatura, Dio ce ne scampi. 
Ma torniamo al Giornale: al momento Luigi Di Maio non è accusato di nulla e, sia chiaro, nel caso venissero accertate delle responsabilità, la sua missione politica all'interno del Movimento cesserebbe automaticamente. 
E' il rancore, il livore, questo voler tentare di dirci "siamo tutti uguali" che oltre a rammaricare, insinua sentimenti di violenza verbale attorno al mondo del Puttanesimo. Pare, dico pare, che gran parte dei ribaldi che ci hanno condotto in tutti quegli anni di folcloristico arraffo generale, vedasi l'Era del Puttanesimo e la conseguente Era del Ballismo, fremano per ritorcersi contro una parte politica che ha fatto dell'onestà la propria bandiera. Sembra, anzi è così, perché qui ad Alloccalia dobbiamo necessariamente essere modellati sugli "amici degli amici." E' innegabile, incontrovertibile: nessun giornalone, nessun media ha mai evidenziato il fatto che i parlamentari del M5S continuino a privarsi di una parte del proprio stipendio per investirlo in attività a favore degli altri, microcredito alle piccole società ed ora destinati alla gente colpita dall'alluvione. E' fatto concreto che siamo passati sopra ad inverecondi misfatti, primo tra tutti il fatto accertato che l'ex premier proprietario del Giornale abbia pagato tangenti alla mafia. Ma di cosa cazzo dobbiamo parlare se per vent'anni non siamo riusciti a fare una legge sul conflitto d'interessi, se abbiamo sopportato modifiche di leggi per uso personale, otto processi prescritti, se abbiamo fatto finta di nulla davanti ad un abnorme affarismo che ha fatto spendere alla collettività miliardi, si miliardi, in opere rivelatesi una buffonata ad uso e consumo di pochi, vedasi il Mose veneziano già distrutto da ruggine ed incuria ancor prima di essere messo in funzione? Di che cazzo stiamo parlando se nella successiva era, quella del Ballismo, una ministra avente un padre vicedirettore di una banca, nomina acquisita due mesi dopo che la figlia assurgesse al ruolo ministeriale, abbia fatto il giro delle sette chiese per cercare di porre rimedio all'inchiappettamento alibabesco ai danni dei poveri risparmiatori? E sempre in quel periodo di sberleffi e promesse ululanti alla luna: il padre del premier Egoriferito che, pare, intrallazzasse rapporti con faccendieri per far cassa nella gara pubblica più grande d'Europa?    
Ripeto: se Di Maio risultasse coinvolto nella vicenda dell'azienda di famiglia, subito, immediatamente, dovrà scomparire dal proscenio politico. Quello che però in queste ore è lampante, fluorescente, è il sospiro di sollievo di molti, che si sentono sulla stessa barca con chi è nato per rompergli i coglioni al grido di Onestà! 
Sappiatelo bene: siamo difronte ad un tentativo filosofico di riportare le barra, il timone dentro a quella che per decenni abbiamo ontologicamente creduto fosse la giusta e sacrosanta via; dove tutto era concentrato, incentrato nel lucrare, succhiandone dal bene pubblico. Da questo stanno, stiamo cercando di discostarci. Ma la resistenza è, al momento, troppo forte. Stiamo assistendo, vivendola, ad una fase in cui diventa secondario, il bisogno primario di una gran fetta di popolazione: una vita decorosa. Ci stanno inculcando idee che prediligono il "ce lo chiede l'Europa" alla ridistribuzione equa di bene pubblico. Il tentativo di ritornare indietro è grandioso, la voglia di raccontar fregnacce pure. Mistificare modesti, per via Leghista, tentativi di equanimità è pura arte, come quella di far di tutta l'erba un fascio. Rancorosi manigoldi stanno acquattati in ogni dove per proseguire l'azione merdosa di ingozzarsi alla faccia nostra. 
Cedere ora, significherebbe deporre le sane armi democratiche, ridotte a squallore dalle predazioni precedenti. Viva l'Italia libera dai corrotti! Vamos!  

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