lunedì 5 novembre 2018

L'arte innata


C'è una forma d'arte attorno a noi, quasi impalpabile, eterea, vaporosa: quel turbinio, prettamente italico, attorno alla ricerca delle responsabilità. In qualsiasi struttura pubblica ognuno di noi, che alla fin fine siamo anche coloro che pagano di tasca propria il funzionamento dello stato, nel caso dovesse ricercare un colpevole, un inetto, un frenatore di burocratiche vicende, dopo affannoso, inutile e pindarico tentativo democratico di arrivare ad individuare un ipotetico malfattore, dovrà tristemente deporre fame di giustizia e quant'altro, deprimendosi ulteriormente. 
Su questo suolo, calpestato da lustri, nessuno è colpevole: il rimpallo, lo sviamento, l'insano e malefico rimescolamento delle carte riesce, sempre ed in ogni luogo, ad addossare responsabilità ad un'entità misteriosa, latente, nascosta, tetra, inafferrabile e, per queste sue caratteristiche, ingiudicabile.   
Scendiamo al pratico: oltre il 60% delle frane verificatesi in Europa, avvengono nel nostro paese; solo il dieci, quindici percento delle case dichiarate abusive, vengono abbattute. 
Regnano codardia, complicità, lassismo, pantagruelica arsura di accaparrarsi il lucro; sono i nostri sovrani da decenni. Ed in nome di questi valori, chiamiamoli così, si continua a morire, a stravolgere territori malati, trascurati, trasandati dall'inettitudine. 
Sia chiaro: in Veneto è accaduto qualcosa di eccezionale gravità, un'inaudita forza scatenata dalla Natura, irrisa da scelte irresponsabili. E questo è un discorso più, diciamo, elevato: abbiamo, come umanità, messo a capo di stati sempre più canaglia, dei pazzi squinternati, vedi quel biondastro americano con lo scoiattolo in testa. In Brasile addirittura è salito in tolda un fascistone autentico che ha in progetto quello di usare alla grande del polmone terrestre chiamato Amazzonia. La Cina è popolata da androidi che se ne infischiano di riscaldamento globale, in nome di un capitalismo forsennato, senza scampo, mortale. In Italia hanno ricominciato a bruciare le discariche abusive controllate dalla mafia, immettendo nell'atmosfera sostante altamente pericolose. Quello che sicuramente non dobbiamo fare è incazzarci con Dio o con il fato se ci arrivano venti da oltre 180 km/ora. Abbiamo scelto, hanno scelto la strada stordente del capitalismo globale e questi sono i risultati. 
Quello che invece atterrisce è vedere morire nove persone in una casa costruita in un non-luogo siciliano, in braccio ad un fiume mai pulito né curato, nonostante vi siano duemilaseicento persone che dovrebbero sulla carta manutenzionare i corsi d'acqua e che invece dedicano il loro tempo, da noi pagatogli, al gioco della briscola. Proviamo ad indagare in merito: avverrà il solito, perfetto, indistruttibile scarica barile, voli pindarici portanti al nulla. E se per caso qualcuno, inaspettatamente, venisse indagato, grazie alla perfetta organizzazione malavitosa pregnante le istituzioni, la sua colpevolezza mai e poi mai, verrebbe accertata. Perché oltre a quanto detto, siamo pure la nazione sfornante avvocatoni capaci di trastullarsi magicamente in ambito processuale, attendendo la panacea di tutti i misfatti, madame Prescrizione. 

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