Un luogo ideale per trasmettere i miei pensieri a chi abbia voglia e pazienza di leggerli. Senza altro scopo che il portare alla luce i sentimenti che mi differenziano dai bovini, anche se alcune volte scrivo come loro, grammaticalmente parlando! Grazie!
mercoledì 3 gennaio 2018
Sul finire del 1504
Se dovessi cercare un anno, un momento storico ove atterrare con la fantasia, non avrei dubbi: sul finire del 1504, con location Firenze.
Se chiudo gli occhi, un fremito m'assale! Sono nei vicoli a fianco di Piazza della Signoria, è buio; intravedo in lontananza le candele di un'osteria, mi avvicino; davanti all'entrata giovani giocano e bevono in allegria, di lato entrando ecco un tavolo con tre persone: uno barbuto, il più anziano, 52 anni, alquanto arrabbiato perché il dipinto che gli hanno commissionato per la sala dei 500 sulla Battaglia di Anghiari, si è rivelato un fallimento; la tecnica che avrebbe dovuto essere innovativa infatti, si è rivelata essere una ciofeca; e l'insuccesso non è mai stato di casa per un tipo come lui, che infatti sta già lavorando alacremente ad un ritratto nel suo studio, pare della Signora, o Madonna, o Monna Lisa Gherardini, moglie di tal Giocondo, e chi l'ha potuto visionare, dice che sia molto bello, in special modo per il sorriso della donna, alquanto intrigante.
A fianco di questo artista in partenza, pare, per Milano, c'è un ventinovenne scultore, pittore, architetto che ha appena terminato di scolpire una statua dal nome, credo, di David, che tal Vasari, che dev'essere pure un critico, ha giudicato come lo spartiacque tra l'arte antica e la nuova; una statua su cui a Palazzo Vecchio stanno litigando circa il suo posizionamento; alcuni dicono dentro il palazzo, altri fuori sulla piazza.
Questo artista è alquanto scorbutico, a volte irascibile, alcuni ne parlano male riguardo alla sua famigerata cupidigia, la sua epica avarizia. E' pur vero però che davanti ad un blocco di marmo nessuno riesce a fare mirabilia come lui. Tra l'altro lo danno anch'egli prossimo alla partenza, essendo stato chiamato da papa Giulio II a Roma per affrescare una cappella di cui non ricordo bene il nome, ma che assocerei a numeri (terzina, quintina, sestina? Mannaggia non lo ricordo!)
Il terzo della compagnia è un giovanissimo proveniente da Urbino, un pittore molto capace, ne parlano tutti bene. Ha già dipinto lo Sposalizio della Vergine e, saputo della presenza degli altri due, si è catapultato a Firenze sul finire dell'anno per carpirne i segreti. Dal più anziano, di nome Leonardo, ha appreso come posizionare nello spazio i gruppi di figure, dal secondo, tal Michelangelo, ha compreso le tecniche del chiaroscuro, il dinamismo delle figure e la passione per le colorazioni intense e ricche.
Ordino un boccale e mi avvicino ai tre: sono consapevole di trovarmi davanti alla concretizzazione dell'Arte, al riepilogo dei dettami dell'Olimpo, padrone e gestore di ogni bellezza, al riassunto di ogni beltà diversificante l'essere umano dalle restanti specie, all'innalzamento dell'Uomo verso l'inconcepibile, l'inenarrabile, l'inspiegabile, l'Assoluto.
Un ragazzino, un giovane ed un uomo maturo in giro nella stessa città! Un connubio mai più verificatosi di genialità allo stato puro, purissimo! Leonardo, Michelangelo e Raffaello assieme!
Chi non desidererebbe ardentemente solo sfiorare, con il cuore, con la mente, emozionalmente, un simile capannello pregno di cotanta meraviglia?
Si! Se potessi, se avessi le chiavi della macchina del tempo, vorrei piombare proprio lì, nella Firenze di fine 1504. E non gli racconterei nulla sul presente, su come siamo caduti in basso, su come veniamo trattati dal resto d'Europa e del mondo. E' anche vero che, anche se glielo raccontassi, probabilmente non ci crederebbero neppure! Per fortuna!
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