mercoledì 2 luglio 2025

L'Amaca

 

Il digitatore ammalato
di MICHELE SERRA
L’assessora di Lecco incaricata di occuparsi di codice etico sui social, che però li ha adoperati per insultare un malcapitato, non è la prima né l’ultima vittima di quella metamorfosi misteriosa che trasforma homo digitans in energumeno. Rassomiglia, a ben pensarci, alla inutilmente studiata sindrome che coglie l’uomo (più raramente la donna) quando è al volante. Dentro e fuori dall’automobile non è la stessa persona, non attiva allo stesso modo i freni inibitori, non si rapporta agli altri con lo stesso rispetto.
Un paio di anni fa fui pesantemente insultato sui social (tra gli altri) da uno stimato studioso, senza altra ragione che non fosse il forte desiderio di insultarmi.
Un amico comune mi disse: per piacere lascialo perdere, è già pieno di querele, è una persona intelligente, uno studioso di valore, ma usa i social come un manganello. Un democratico che in quello specifico contesto, e solo in quello, parla come un fascista.
Ce ne sono parecchi, nella stessa situazione. Molti dei quali, messi di fronte a quello che hanno digitato, farfugliano scuse imbarazzate. Pochi rivendicano.
Come i ludopatici, come gli alcolisti anonimi, sono preda di una deriva incontrollabile. Con una differenza, però, non secondaria. Il ludopatico e l’alcolista fanno danni soprattutto a se stessi, per via autodistruttiva. La violenza social invece si scarica sugli altri, sulla loro persona, sulla loro reputazione. Questo la rende ancora meno accettabile, e il dovuto “smetta di farsi del male, provi a curarsi” che si rivolge ai tossici assume un valore doppio: in un colpo solo, l’hater che si cura fa del bene a se stesso e smette di ferire le sue vittime.

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