Giochi senza frontiere
di MICHELE SERRA
Dopo avere letto il notevole curriculum politico della deputata brasiliana Zambelli, del giro di Bolsonaro, condannata in Brasile a dieci anni per una brutta storia di documenti falsi per calunniare un giudice della Corte Suprema, riconosciuta spacciatrice di fake news ai danni di Lula, inseguita da un mandato di cattura internazionale e attualmente in Italia, dove si mormora stia valutando una candidatura (vedrei bene la Lega), mi sono chiesto se non sia possibile istituire, per festeggiare l’occasione, una specie di immunità parlamentare all’incontrario.
Una cosa tipo: “Signora, le concediamo asilo a patto che lei si impegni per iscritto a non fare politica, che qui di teste calde e di mestatori ne abbiamo anche troppi. Tutti i diritti di questo mondo, anche un weekend a Venezia, tranne candidarsi”. Aggiungerei anche una diffida in caso di partecipazione a talk-show che, visto il curriculum, faranno a gara per reclutarla.
Ovviamente il mio è un paradosso (lo dico per eventuali giuristi da tastiera), e non è una previsione azzardata la promozione imminente di Zambelli a esule politica e martire dei giudici comunisti, che anche in Brasile pullulano. L’aggressività un poco bulla, a destra, è vista sotto una luce quasi romantica, di indomito anticonformismo, anche se l’egemonia dei bulli è ormai un caso mondiale, e i veri perseguitati sono gli educati e i gentili. Per come vanno le cose, Zambelli potrebbe avere, qui da noi, una seconda vita, eroina dei Due Mondi come Garibaldi. Le fabbriche di fake, tra l’altro, sono multinazionali per definizione.
Zambelli, nel caso non fosse candidabile, potrebbe fare l’ad di una fabbrica del fango: meglio se da latitante, è ancora più romantico.
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