mercoledì 4 dicembre 2024

L'Amaca

 

Il capitale si giudica da solo
DI MICHELE SERRA
Quando parlo di economia non prendetemi troppo sul serio, fate conto che io sia al bar con un bianco (rigorosamente fermo) in mano. Questo è il mio livello di competenza. Però, sui vociferati (e smentiti dall’azienda) cento milioni di buona uscita per il fu ceo di Stellantis, Tavares, un’opinione ce l’ho, e ve la dico.
La misura del successo o dell’insuccesso di un manager industriale, da tempo, dipende dalla soddisfazione degli azionisti. Dai dividendi che l’azienda riesce a distribuire.
L’andamento della produzione è (ancora) rilevante: ma non altrettanto rilevante.
Il lavoro del manager, perfino di un manager nato nel mondo dell’auto, come Tavares, è minimizzare i costi,in primis il costo del lavoro, e tutelare gli interessi degli azionisti.
Tavares, negli anni, ha distribuito parecchi miliardi agli azionisti: dunque deve sembrargli perfettamente lecito partecipare al surplus.
Fortunatamente, il nesso tra capitale e produzione industriale non è ancora totalmente reciso. Se il prodotto perde quote di mercato oltre il fisiologico saliscendi, suona l’allarme, e questa è una buona notizia: vuol dire che il capitale non è riuscito a liberarsi del tutto del mondo materiale. La cattiva notizia è che il mondo materiale — la fabbrica, le merci, il lavoro, il mercato — non è più il solo giudice del capitale. Il capitale giudica se stesso in splendida autonomia, e lo fa anche, se non soprattutto, fuori dalle fabbriche, e indipendentemente da quello che produce, o smette di produrre. Riuscire a riportare il capitale dentro la produzione materiale, legando i suoi destini al destino di tutti, sarebbe una rivoluzione. Ma non sembra alle porte, no davvero.

Nessun commento:

Posta un commento