sabato 1 luglio 2023

L'Amaca

 

Come un coltello nel burro
DI MICHELE SERRA
Vale la pena tornare sulla questione “croci di vetta” perché il suo esito è una specie di triste memento di quanto la prepotenza affondi nel burro. In sintesi: autorevoli collaboratori del Club Alpino vengono accusati, da un giornale di destra, di voler togliere le croci dalle vette. Non è vero (esiste un concetto più definitivo di “non è vero”?), ma non conta. Due ministri, Salvini e Santanchè, su quel falso montano un putiferio: giù le mani dalla croce!
Voi penserete che il presidente del Cai abbia preso le difese dei suoi collaboratori ristabilendo la verità sulle parole pronunciate e su quelle non pronunciate.
Invece no, porge le sue scuse al governo e scarica coloro che, come presidente, avrebbe dovuto difendere. Nel frattempo, in poche ore, emerge facilmente la verità: nessuno, in nessuna sede aveva proposto di levare le croci dalle vette alpine. Al presidente del Cai, Antonio Montano, non resterebbe che scusarsi con la vera parte lesa (che sono i suoi collaboratori). Ma non lo fa.
Risultato finale: i suoi collaboratori si dimettono, non essendo sopportabile lavorare per un’associazione che antepone la convenienza politica alla verità. Il presidente – l’unico che dovrebbe dimettersi per avere esposto il Club Alpino e i suoi tanti iscritti ai capricci di due ministri – rimane al suo posto. La vicenda è indicativa di quanto può accadere, e anzi accade proprio, quando un potere particolarmente aggressivo e intollerante pretende obbedienza. La ottiene in un attimo se le persone sono disposte a rinunciare a fare il loro dovere e onorare le proprie responsabilità. Accadrà ovunque: alla Rai, negli istituti culturali, nelle cose pubbliche di ogni ordine e grado. Pochi prepotenti avranno la meglio grazie a molti obbedienti.

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