giovedì 10 novembre 2022

L'Amaca

 

La scomparsa del futuro
DI MICHELE SERRA
In linea del tutto teorica, quanto accade a Cop 27 dovrebbe tenere il mondo (e i media) con il fiato sospeso, perché laggiù si discute di riscaldamento del pianeta, di siccità edunque di migrazioni, di decarbonizzazione. Invece se ne parla piuttosto poco, e quasi solo a causa di eventi collaterali: la protesta dei ragazzi di Friday for Future e il breve incontro tra Meloni e Al Sisi.
Forse si è perduta ogni speranza che questi simposi possano prendere decisioni rilevanti. Si dà per scontato che siano solo parate di potenti. O forse la comunicazione governativa, e intergovernativa, è così scadente che anche nel caso che i lavori di Cop 27 siano incisivi - non solo formalità di protocollo – non si riesce a farlo sapere in giro; e vale di più un cartello di protesta, fotografato da uno bravo, che due giorni di lavoro e di discussione degli addetti ai lavori.
Oppure ancora i media e la politica, in questo complici tra loro, sono così schiacciati dal “presentismo” (rubo la definizione a Stefano Boeri) che la loro agenda è zeppa delle polemiche di ieri sera e di stamattina, e non c’è spazio per quella vaga dimensione che è il futuro.
Giova ricordare che il futuro fu, per la politica, ilcore-business . Immaginarlo, e pretendere di plasmarlo, fu il motore della passione politica per molte generazioni. Della “futura umanità” si è perduta anche l’idea, senza rendersi conto che senza quella idea la politica è solo un fantoccio in balia degli eventi.
Almeno da questo punto di vista, Greta e il suo movimento sono la forma politica che ha maggiori probabilità di sopravvivere al presente.

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