mercoledì 26 agosto 2020

La Zangrilliede

 


Continuando a precisare che auguro una pronta guarigione a Briatore, la vicenda che lo ha investito però contiene una serie inimmaginabile di spunti che cerco di riassumere: 

Grassonia, la terra becera dei convinti della propria diseguaglianza rispetto ai comuni mortali, ha partorito una becera visione sbeffeggiante la pandemia in modo così grottesco che probabilmente non occorre altro da aggiungere in merito. Resta lo squallore di chi, vip - vippino - vippone - vippaccio che sia, coscientemente creda di travalicare il comune senso del pudore, infischiandosene di tutto, altrimenti, le loro insane menti pensano, che cavolo abbiamo guadagnato tanto per poi non poter epulonamente sperperarlo in quei bassifondi culturali alla Billionaire? Da Grassonia infatti annualmente parte il motto del casato "noi siamo noi e voi ki kazzo siete?" irridente la logica e l'attenzione che sapientemente molti hanno applicato per attenuare la forza distruttrice di Covid. 

Flavio Briatore è il simbolo di Grassonia, supportato da alte menti alla Santa(de)ché, che tra l'altro ieri sera su La 7 ha tentato di fuorviare la notizia del contagio dell'amato Flavio accampando tesi di prostatite, emettendo fonemi dalle fauci tanto curate ed attempate. E tutti i vipponcelli che hanno frequentato l'amato locale stappante bottiglie ambite con ricarichi indegni della ragione, rimpinguanti le già enormi tasche del Simbolo della Riccanza, attualmente si stanno cagando addosso, permettete il francesismo, perché, guarda te, la natura e i virus parrebbero non interessarsi molto del conto in banca, mannaggia, anzi, a dire il vero sembrerebbe pure che ci vedano bene, quasi a voler dire "ah si? Non esisto, sono frutto di una manovra politica che stringendo le corde pare accalappiare forza per proseguire nel progetto? Bene, tiè!" Ma questo è un altro discorso. 

Fermo restando che ognuno può far quel che vuole, purché non scassi gli zebedei agli altri, si staglia all'orizzonte la manfrina vippistica che prevede agi e diritti sconfinanti in sopruso delle regole, come ad esempio il sovrano Flavio ha dimostrato, infischiandosene del segnale dell'innalzamento della temperatura, che "qualcuno" per telefono ha diagnosticato in normale raffreddore, e viaggiando tra la Sardegna, Montecarlo e Milano dove attualmente è ricoverato, a pagamento naturalmente, per curare ciò che la Santa(de)ché ha definito prostatite e tutto questo, badaben badaben, se lo avesse fatto un metalmeccanico ad esempio, avrebbe riempito le prime pagine dei giornali, li chiamano così, di famiglia, quelli che continuano a latrare sul fatto che il virus lo portano gli affamati che scappano dalla guerra. 

Ed ora per finire parliamo di quel "qualcuno" in foto, il Zangrillo da troppi anni a contatto col virus dell'illegalità, essendo suo medico personale, al secolo il Pregiudicato che molti, incredibilmente, tentano di riabilitare fino a farne un padre della patria: grava su Zangrillo la scure dell'irresponsabilità, perché un conto è dire "il virus è finito" se sei un abitudinario di un bar di provincia, un altro è se a dirlo sei tu, primario del San Raffaele. E la tesi di Zangrillo è affermazione grave, da punire, perché ha consentito a menti instabili di sbragarsi completamente, ritornando agli antichi fastigi dei vitelloni unti e tatuati, tipici di una società altamente inquinata dal nulla e fondata sull'aria fritta, comburente di tutti i vipponi desiderosi di godere delle verticali di Krug, alla faccia di tutti noi che della mascherina ne abbiamo fatto una compagna di vita.            

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